Le Ali alla Sicilia: Sogni del diavolo

“Sono solo sogni, sogni del diavolo”. Pensare che in Sicilia si possa fare cultura, cinema, innovazione, è da considerarsi un sogno demoniaco, secondo Daniele Ciprì. Miriam Rizzo, sceneggiatrice, dice: “Non volevamo venire qui, Palermo non merita il nostro film”.

Hanno ricevuto solo porte in faccia e, osserva Ciprì: “non mi è stato possibile girare a Palermo, nonostante il cast, il regista, gli sceneggiatori e lo scrittore Alajmo siano siciliani”. Sono andati in Puglia.
Non bisogna cedere alla retorica della ‘terra maledetta’, la colpa è di una classe dirigente inetta, lo sostiene Davide Giacalone, di LeAli alla Sicilia. Vale per il cinema, per ogni forma di arte, ma vale per le università, per le accademie, per le scuole: la rivoluzione meritocratica, la rivolta antiburocratica e l’insurrezione liberatrice che apra le porte alla fiscalità attrattiva riusciranno a far ritornare la Sicilia al suo passato di avanguardia culturale, politica e istituzionale.

Un passato senza mafia, perché un passato senza disonorati e incapaci.

Per ottenere questo – ha concluso Giacalone – è necessario rompere con il marcito presente, con un mondo di falliti che ha condotto la regione alla bancarotta, con la colpevolissima trinità nella quale s’incarna la continuità lombardiana. Tocca ai siciliani farlo, senza l’alibi della rassegnazione e dell’impossibilità di cambiare. Chi voterà per la fallimentare trinità sarà corresponsabile.

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