Davide Giacalone: meritocrazia e giornalismo

Parlando a Palermo, nel corso di una manifestazione pubblica di LeAli alla Sicilia, Davide Giacalone si è rivolto a Giuseppe, studente siciliano: “Caro Giuseppe, guarda cosa significa l’assenza di meritocrazia e valuta quanto l’informazione ti stia derubando. Giovedì 20 hai mandato al Giornale di Sicilia una lettera aperta, indirizzata ai candidati alla presidenza della regione. Sollecitavi una riflessione sul problema della scuola. Dopo averla letta, essendo uno di quei candidati cui ti rivolgevi, ho telefonato al Giornale e chiesto se potevo risponderti. Mi hanno detto di sì, che potevo scrivere trenta righe. Ne ho scritte ventotto. Mi hanno anche sollecitato a mandarle presto, come ho fatto, perché avrebbe dovuto decidere il direttore. Venerdì 21 non è uscito nulla. Ho chiesto come mai, e mi hanno risposto che la mail non era arrivata. Strano, l’ho rimandata. Oggi, sabato 22, non è uscito nulla. Ti negano una risposta, la negano a tutti i giovani siciliani. Ora ti dico perché”.

“La ragione è questa: chi conosce la materia può risponderti, con idee che tu e gli altri potete anche non condividere, ma con idee. Ciò crea una disparità con altri candidati (prediletti da quel giornale), che idee non ne hanno, e neanche sono in grado di compitare una risposta. Che, infatti, non ti hanno dato. Se lo avessero fatto i giornali le avrebbero pubblicate. Il Giornale di Sicilia avrebbe pubblicato con piacere una risposta di Musumeci. La Sicilia non si fa certo pregare per pubblicare le cose di Crocetta. Ma io sono solo uno che le risposte le ha, mancando dell’appoggio di quei gruppi editoriali. Quindi: si cancellano le risposte. Ecco, vedi? vedete? Cancellando il merito, umiliando la meritocrazia si spiana la strada a una classe dirigente il cui livello si vede financo nelle foto”.

“Pensateci, cercate di comprendere che questo sistema vi sta rubando tutto: dai soldi alla dignità. E, comunque, la risposta che ti avevo scritto la trovi qui sotto. Tale quale. Su giornale trovi, invece, tale quale, il loro modo d’interpretare il giornalismo e la libertà. Azzoppando entrambe”.

 

Caro Giuseppe, ti rispondo con divertito piacere: il mio primo articolo, quando ero liceale a Palermo, lo pubblicò proprio il Giornale di Sicilia. E’ passato qualche tempo, ma ricordo ancora l’emozione.

Alla scuola ho già dedicato attenzione. E’ necessario, per immaginare un futuro diverso. Come a noi serve. Rimando te, e quanti sono interessati, al nostro sito:www.lealiallasicilia.it. Un comunicato del 31 agosto e una riflessione successiva testimoniano tanto la preoccupazione quanto la concretezza delle proposte che faccio. Possono piacere o meno, ma ci sono.

La regione può fare molto, hai ragione. Eppure sento dire che si sfonderebbe il patto di stabilità (un limite alla spesa) se si pagassero i trasporti per gli studenti. Non è solo falso, è truffaldino: quel patto lo si sfonda con la spesa corrente sottostante, largamente improduttiva. E’ abominevole: il passato non si tocca e non si cambia, semmai si rinuncia al futuro.

Nella tua lettera non parli della formazione professionale (non si può parlare di tutto, lo spazio è limitato, vale anche per me). Uno scandalo: costa, non rende, è uno stipendificio e chi la frequenta, anche diplomandosi, in poco meno della metà dei casi resta a spasso.

Ripeto: ti rimando a testi meno sintetici. Ma riassumo la ricetta che credo utile: meritocrazia, sia fra i banchi che fra le cattedre; trasparenza dei costi; banca dati dei risultati (le famiglie devono sapere quale successo hanno gli studenti di questa o quella scuola, di questo o quel professore); digitalizzazione totale e sparizione dei libri di testo cartacei (viva i libri, però, quelli veri); diminuzione della spesa delle famiglie; inserimento dell’edilizia scolastica in un piano di rilancio (si può, ma qui non ho spazio per argomentare); abolizione del valore legale del titolo di studio. Attorno a questi temi lavoro da anni. Possiamo scendere nel dettaglio.

Una scuola vera e seria è un ascensore sociale, capace di far salire i meritevoli. Se si ferma, e si è fermata, restano in cima privilegiati e fortunati alla nascita. Oltre che prepotenti. E’ un male, da estirpare.

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