Diga di Blufi, il consigliere Giuseppe Rimicci: con lo svincolo Irosa dimezzati i costi di trasporto

Il consigliere Giuseppe Rimicci, di Blufi, da anni attivo nella politica cittadina, ha inviato una nota in seguito all’articolo riguardante la Diga di Blufi con annessa intervista all’attuale Sindaco di Blufi, Calogero Brucato.Diga-di-Blufi-Palermo

“Ho letto l’intervista rilasciata dal sindaco di Blufi sul problema diga. Chi ha seguito le vicissitudini di questa opera sente di dovere di dare alla opinione pubblica notizia che l’opera è inserita nel piano triennale della Regione, che sono disponibili 25 milioni di euro e che l’apertura dello svincolo di Irosa consente di dimezzare i costi dei trasporti dei 4200 mc. non 6000 occorrenti per lo sbarramento. E’ stata sollecitata l’ Assessore al T.A. che si era impegnata a dare notizia entro l’anno. La valutazione d’impatto ambientale smentisce i pericoli idrogeologici rappresentati dall’interrogato” .

Qui di seguito pubblicata la nota che il consigliere comunale ha inviato inoltre al Presidente della Regione, agli Assessorati competenti, all’Agenzie delle acque e ai comuni di Caltanissetta, Mazzarino, Pietraperzia, Riesi,  Butera, Licata e Gela.

Dopo la farsa politica del PD avvenuta il 6 settembre scorso a Blufi,  ritorno a ricordare al Sig. Presidente ed all’Assessore alle Pubbliche utilità e alla Agenzia delle acque e a tutti i Comuni che in Sicilia nell’ambito degli interventi per lo sviluppo e per l’occupazione bisogna inserire un’opera incompiuta, per la quale l’erario ha già speso 500 miliardi di vecchie lire per lasciare tre Province con una erogazione idrica da terzo mondo “ La DIGA di BLUFI”, una delle opere più importanti per l’approvvigionamento idrico della Sicilia centro-orientale, mancante del solo sbarramento.

I cittadini residenti nei comuni in indirizzo, aspettano il completamento di questa importante opera per porre fine ai loro disagi idropotabili, che viene indicata nei programmi della Regione come opera strategica, imprescindibile per il sistema idrico regionale, non soltanto per la quantità d’acqua da invasare, ma anche perché detta diga completerebbe il sistema idrico regionale eliminando i disagi idrici della Sicilia centro orientale.

Per detta infrastruttura sono stati realizzati diverse opere: il potabilizzatore, modulato per 1200 litri secondo, che per diversi anni nel periodo invernale ha fornito al comune di Caltanissetta diverse centinaia di litri d’acqua al secondo, 98 km di condotta che dal potabilizzatore raggiunge il comune di Licata, ( San Leo), tutte le opere a corredo dell’invaso ( scarico di fondo,  scarico del sovrappieno e torre di controllo, opere di presa). Avendo ottenuto nel 2001 una favorevole valutazione di impatto ambientale, da parte dei Ministeri dell’Ambiente e dei LL.PP. voluta da una decisione del Consiglio di Stato del 996, a lavori sospesi, compresa l’individuazione  delle cave da dove prelevare il materiale necessario allo sbarramento, (Recattivo, Cannatello e quello di Bagheria se per questo tipo di materiale non si vuole utilizzare l’idea del Commissario Iucci di utilizzare il materiale cavato e abbandonato nelle cave esistenti in zona Parco delle Madonie da sistemare), superando i divieti della Soprintendenza posti sui siti che erano stati individuati dall’impresa dai quali prelevare il materiale  occorrente per lo sbarramento in terra, divieti che hanno determinato la sospensione dei lavori nel 994. Ricostituita l’Associazione delle imprese appaltatrici, ottenuto la destinazione di ulteriori fondi per il suo completamento, i  lavori erano stati  ripresi nella primavera del 2002. Eventi inspiegabili, dopo un mese della ripresa, hanno determinato la revoca del contratto di appalto, con l’assurda conseguenza che dopo alcuni anni i 79 milioni di euro dei fondi CIPE, destinati al completamento dell’opera sono stati revocati e destinati ad altre opere, certamente meno importanti e vitali di quelli programmati per risolvere la persistente crisi idrica  della Sicilia centro-orientale.

I cittadini di Blufi e dei comuni territorialmente interessati dall’opera, che hanno avuto distrutto la più florida e produttiva zona del proprio territorio, e dovuto  smettere di coltivare ortaggi, che procurava un dignitoso reddito a diverse decine di famiglie, costringendoli ad andare in giro per l’Italia e per l’Europa alla ricerca di un lavoro, confidano nel buon senso del nuovo Governo Regionale , affinché si attivi per non lasciare in uno stato comatoso un territorio una volta redditizio, diverse decine di famiglie senza lavoro e centinaia di migliaia di cittadini con turni d’acqua da terzo mondo.

Se poi si debba tenere conto della valutazione d’impatto ambientale dei Ministeri dell’Ambiente e dei LL.PP. del 31 gennaio 2001, che ha concluso la relazione affermando che “ a fronte di costi ambientali ed economici già sopportati ed a compromissioni territoriali irreversibili non possono essere presi in considerazione alternative progettuali praticabili, e che non è possibile ricavare benefici apprezzabili dal mancato completamento dell’opera o da un ridimensionamento degli interventi, in quanto le opere fondamentali realizzate vincolano, senza possibilità di modifica, la quota di invaso e la stessa giacitura dello sbarramento”, del parere dell’Ufficio Registro delle dighe che di recente ha costatato il buono stato delle opere eseguite, dell’esito positivo del collaudo delle opere realizzate, che sono ancora disponibili 25 milioni di euro del vecchio appalto, credo che l’unica strada praticabile rimane il suo completamento. Con queste dolorose considerazioni ci rivolgiamo agli Enti interessati affinché  forniscano notizie sulla sorte del nostro territorio, sul destino di tante risorse economiche impegnate e sulla qualità della vita di tante famiglie per le quali tale opera rappresenta, tenendo conto anche che il nodo idrico di Blufi, con valenza prioritaria, è stato inserito nel Documento di Programmazione della Regione Siciliana per gli anni 2013/2016 .

Spero che questo Governo regionale, il cui Presidente conosce bene la penuria idrica della provincia di Enna, Caltanissetta ed Agrigento,  faccia di tutto affinché la diga di Blufi non rimanga lo scheletro di un’opera che non fu e mai sarà  o peggio ancora un monumento allo spreco, all’incapacità di una classe politica e alla devastazione di un territorio florido e produttivo, che rimane vergognosamente in un doloroso stato di abbandonoLasciare la Sicilia con turni idropotabili da terzo mondo, non fa onore a qualsiasi Governo che si gratifica negli interventi umanitari mirati a migliorare la vita dei diseredati del III mondo o in quelli militari, molto costosi, alle cui spese vengono chiamati a contribuire anche quanti soffrono le carenze idriche evidenziate dalla stampa, da diverse trasmissioni televisive e da tutti i Comuni delle Province di Caltanissetta, Enna ed Agrigento.

Qualcuno ritiene che la crisi idrica di quelle popolazioni possa risolversi con il potenziamento dei dissalatori esistenti, non tenendo conto che essi non forniscono acqua potabile, il cui costo è cinque volte superiore a quella della diga di Blufi che arriverebbe per caduta nei rubinetti delle abitazioni, evitando al bilancio della Regione una spesa di diverse decine di milioni di euro all’anno necessarie per la gestione dei dissalatori. Chi a questa opera ha dedicato 20 anni del suo impegno politico nel Comune di Blufi, prima per evitarla, poi per limitarne l’impatto ambientale ed in fine per completarla e dare lavoro a quanti lo hanno perduto, sente ancora il dovere, anche da semplice consigliere, di sottoporre all’attenzione di tutte le Autorità l’importanza dell’intervento. Mi auguro che la Regione, dato che la commissione ambiente si sta occupando dell’opera senza aver sentito il dovere di convocare i comuni cui la risorsa è destinata, ritenga necessario il completamento di questa opera agognata dalle popolazioni della Sicilia centro orientale. I comuni interessati alla risorsa idrica  non debbono rimanere a guardare, inattivi e subire un disagio che potrebbe essere risolto con i fondi europei o eliminando i dissalatori il cui costo di gestione in pochissimi anni ammortizzerebbe la spesa per il completamento della Diga. Per cui ritengo opportuno insieme: comuni interessati territorialmente e quelli cui la risorsa idrica è destinata, farsi promotori di una conferenza di servizi per coinvolgere le autorità regionali e approfondire la problematica, e non limitarsi a convegni politici di Sindaci disinformati che propongono soluzioni impossibili ridicoli e fantascientifici.

 

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