Laboratorio Diocesi: C’è un politico che si preoccupa del bene comune? Alzi la mano

Si è tenuto venerdì sera, presso la Parrocchia Sant’Agata alla Kalura di Cefalù, il terzo incontro del Laboratorio di formazione socio-politica, organizzato dall’ Ufficio diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro. Il Direttore labpol7-2-2014del prestigioso Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe” di Palermo ha approfondito il tema: “I modelli etici che ispirano le politiche”.
Il passaggio dalla democrazia rappresentativa alla democrazia deliberativa non è indolore. Etica in politica con i valori irrinunciabili di libertà e giustizia sociale da coniugare in modo democratico per la crescita economica ed il progresso integrale della società.
Nonostante il lungo momento di profondo buio, padre Matarazzo ha indicato una speranza che viene dalla storia: la comunità cristiana ha risorse millenarie intatte ma servono cristiani pieni di fede vera, profonda. Ci vogliono cristiani entusiasti.
Molti – dice don Calogero Falcone, direttore dell’ Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro – diffidano della politica, preferiscono starsene fuori. Altri vi entrano per affermare interessi personali o di parte. Ciò che accade soprattutto alla vigilia di competizioni elettorali lo conferma ampiamente. Le lotte forsennate per far parte di questo o quell’assembramento politico lasciano intendere che gli interessi in gioco sono molteplici, enormi.
Ma raramente si tratta di interessi che hanno attinenza al bene comune. E’ difficile pensare che chi entra in politica lo faccia per un servizio alla collettività. In caso affermativo, bisognerebbe dedurre che i politici sono dei santi da nicchia. I contrasti feroci cui assistiamo anche in Parlamento fanno pensare il contrario. Chi è preoccupato sinceramente del bene comune “alzi la mano”.
L’incontro su modelli etici e politica può essere seguito sul web federico cammarata tv, su radio cammarata domenica “Il Giornale di Cefalù” e murialdosicilia.org
Il bene comune di una popolazione consiste – secondo le parole di Tommaso d’Aquino – nell’insieme di quelle condizioni di vita sociale, con le quali gli uomini, la famiglia e le associazioni possono ottenere il conseguimento pieno e completo delle loro normali aspirazioni. Comprende – aggiunge don Falcone – i diritti fondamentali della persona, i valori morali e culturali che sono oggetto di generale consenso, le strutture e le leggi della convivenza, la prosperità e la sicurezza. La sua figura storica complessiva è mutevole e va ridisegnata continuamente, secondo le esigenze della libertà e della solidarietà.
La legittimità di un governo si misura dalla capacità di rispettare e sostenere i diritti delle persone e dei soggetti sociali intermedi. Il potere deve essere esercitato per il  popolo e con il popolo: l’autorità è “vicaria della moltitudine” (secondo una bella espressione di Gregorio Magno).
Si dirà – osserva il direttore della  Pastorale Sociale e del Lavoro – che tali principi sono utopici, difficilmente realizzabili. In parte è vero. Ma, occorre dire, che non si ha la sensazione che i politici si stiano sforzando di metterli in pratica. C’è poi da soggiungere che per governare saggiamente occorre prima saper governare se stessi, controllare i propri istinti, le proprie passioni. Quando si assiste a sedute parlamentari teletrasmesse, l’impressione immediata è che si tratti di una congrega di assatanati che vogliono sommergere i propri avversari politici. Per questo – conclude don Falcone – soprattutto i giovani diffidano della politica. Ma fanno male a disinteressarsene, perchè così vanno al potere “i peggiori tra i figli dell’uomo”.
Prossimo incontro il 21 febbraio.

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