Distretto Turistico, Il candidato Agostino Moscato: dopo le accuse di Miccichè vogliamo ridiscutere il ruolo dell’Ente

Sulle gravi dichiarazioni di Angelo Micciché, Presidente del Distretto turistico di Cefalù e  dei Parchi delle Madonie e di Agostino-MoscatoHimera e sulla risposta dei cinque Consiglieri di Amministrazione del Distretto Turistico, Angelo Cascino (Presidente di Imera Sviluppo 2010), l’Onorevole Magda Culotta (Sindaco di Pollina), Filippo Dolce (Vice Sindaco di Aliminusa), Giuseppe La Placa (Amministratore di Madonie.it) e Vincenzo Pottino (Amministratore di Monaco di Mezzo Soc. coop.) interviene il candidato a Sindaco di Termini Imerese Agostino Moscato.

“Sono state lanciate accuse gravissime, di voler trasformare il Distretto turistico nell’ultimo dei salvadanai clientelari per la gestione di risorse pubbliche e consensi, tentando di coinvolgere maldestramente e rendere corresponsabili i privati e i loro capitali. Pesanti affermazioni che non possono essere chiuse come dichiarazioni polemiche del Presidente Miccichè, che ha affermato di  subire da quattro anni un pesante ostruzionismo, tanto che la sua carica presidenziale votata nel 2010 dall’Assemblea dei soci non è stata mai depositata in Assessorato. Sono fatti di estrema gravità e i cinque consiglieri del Distretto turistico avrebbero fatto meglio a lavorare per il superamento delle polemiche invece di alzare barricate e fare quadrato intorno alla “parte pubblica”, che spesso più che fare gli interessi di tutti fa quelli di una parte, e va ridiscusso il ruolo di questi nuovi “burocrati di partito” che più che essere una risorsa sono diventati zavorre per lo sviluppo delle nostre aree”.

Per Agostino Moscato candidato a Sindaco di Termini Imerese: “Appena eletti una delle prime riunioni di Giunta sarà dedicata al ruolo del Distretto Turistico e alla presenza della nostra città all’interno dell’Ente, e sulla funzione e la strategia dell’Agenzia Imera Sviluppo 2010 di cui Termini è il maggiore finanziatore. Siamo pronti a ridiscutere su tutto ma una cosa deve essere chiara fin da adesso: non siamo più disponibili come città ad accettare ruoli subalterni.

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