Cefalù, piano di riequilibrio: accanimento terapeutico

Sono giunte, negli scorsi giorni, le motivazioni della sentenza che la Corte dei Conti ha adottato, in data 8 maggio, in merito all’approvazione del piano di riequilibrio. La Corte, accettando il piano della durata di nove anni presentato dal comune di Cefalù, ha però evidenziato diverse criticità nell’effettiva attuazione dello stesso.  Da parte sua, l’amministrazione comunale ha presentato un piano di rientro dalla situazione debitoria in cui versa l’ente che si fonda su uno smodato ottimismo, ma che pare essere lontano dalla realtà e dalla fattibilità.

L’alienazione del patrimonio immobiliare del comune sembra, infatti, in gran parte inattuabile, data anche la situazione di crisi in cui versano privati e imprese e la quasi totale mancanza di investimenti stranieri sul territorio, come anche già dimostrato da recenti accadimenti. Durante lo scorso inverno sono andate deserte le gare per la vendita del parcheggio multipiano e di un immobile del centro storico, ragion per cui il Sindaco Lapunzina ha pensato di ricorrere alle trattative private per tentare la vendita; una modalità, quella della licitazione privata, che l’amministrazione ha ultimamente scelto con molta disinvoltura e sulla quale si nutre più di un dubbio.

Anche il pagamento dei debiti pare difficile, soprattutto nel breve periodo, poiché si basa sulla buona volontà di terzi nei confronti dell’ente. E’ necessario infatti che tutti i creditori permettano una rateizzazione di quanto dovuto dall’ente, e che si addivenga ad un accordo in tempi stretti, rispettando la tabella di marcia prevista dal piano e approvata dalla Corte, perché la copertura di tutti i debiti sia sostenibile. La magistratura contabile aveva anche richiesto una ricognizione di tutti i debiti fuori bilancio (che comunque non dovranno più essere strumento finanziario del comune), che a quanto si apprende dalla sentenza ancora non è stata presentata, e inoltre è stato richiesto un maggiore coinvolgimento del consiglio comunale .  Altro aspetto evidenziato più volte nella sentenza è quello della mancata adesione al fondo di rotazione.

Un altro nodo cruciale è la soluzione favorevole di tutti i contenziosi che attualmente vedono il comune come parte in causa: sono 13,5 i milioni di euro che dovranno essere spesi se l’ente non vedesse riconosciute le proprie ragioni in sede di giudizio, di cui solo 3 sarebbero coperti dai fondi previsti. Quello che è certo è che i cefaludesi saranno i primi a farne le spese: a fronte di un sicuro aumento di tasse e imposte per finanziare le casse comunali e che serviranno per coprire una parte dei debiti,  è probabile che vedano un calo nella fornitura dei servizi, che saranno quindi garantiti solo alla quota minima stabilita dalla legge.

I revisori, nonostante la fiducia accordata all’amministrazione, hanno comunque richiesto che la situazione sia valutata in corso d’opera, nello specifico attraverso un rapporto semestrale per vigilare sull’effettiva attuazione del piano così come presentato. Verrebbe a questo punto da chiedersi perchè la Corte dei Conti abbia accettato il piano di riequilibrio nonostante tutte le criticità che gli stessi revisori hanno sollevato.  Occorre adesso capire se si tratta solo di una volontà di procrastinare l’inevitabile default o se invece ci siano basi e speranze affinché in municipio si riesca ad attuare efficacemente la tabella di marcia per risollevare l’ente dalla disastrosa situazione finanziaria in cui versa da tempo.

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