L’AREF sulla formazione professionale in Sicilia

È nota la contestazione nei confronti della Regione Siciliana che, diversamente da quanto avviene nelle altre 155 Regioni europee, accentra i poteri di programmazione e gestione dei servizi e delle attività formative.

In questa delicata fase della Sicilia e del Paese non sono ipotizzabili fughe in avanti e pensare di affidare servizi e attività formative ai Liberi consorzi e alla Città metropolitane – frazionati ulteriormente da 9 a 12 Enti Locali – che saranno costruiti istituzionalmente a seguito di disposizioni aventi forza di legge, frutto di studi e indagini necessari per razionalizzare la spesa e garantire servizi efficienti ai cittadini.

Peraltro il Governo nazionale sta ripensando il sistema, in quanto le ripartizioni dei finanziamenti nelle restanti 101 Province italiane non ha dato i risultati attesi per incidere nelle politiche formative e occupazionali delle Regioni italiane.

Nelle 155 Regioni europee la formazione viene affidata ad organismi della società civile per evitare che imprese ed organismi societari intervengano nelle attività di un comparto strettamente connesso al mercato del lavoro e al sistema delle garanzie sociali che assicura importanti servizi pubblici.

In atto occorre applicare la legge regionale esistente che regola la materia, nella parte che assicura le garanzie agli Enti no profit e ai lavoratori, pur continuando la Regione Siciliana ad utilizzare le risorse dell’Unione Europea.

È opportuno pertanto avviare un meditato percorso e un confronto diretto e continuo con il Ministero del Lavoro per attenzionare e adeguare la potestà legislativa speciale in materia di lavoro alle norme nazionali e la legislazione regionale a quella nazionale, coevamente al processo di riforma in corso che il Governo e il Ministero del Lavoro intendono attuare al più presto.

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