Ha destato chiaramente scalpore la chiusura del centro nascite del San Raffaele di Cefalù. Una giornata lunghissima, quella di ieri, che ha avuto il suo apice nel momento in cui è stato diramato il comunicato ufficiale da parte dell’assessore regionale alla salute Lucia Borsellino, attraverso il quale si decretava ufficialmente che a Cefalù, Licata e Paternò non nasceranno più bambini. “L’assessore ha dato disposizioni, attraverso i dirigenti generali dei due dipartimenti, alle aziende sanitarie sedi di punti nascita per i quali è prevista la dismissione nella nuova rete ospedaliera, di avviare gli ulteriori procedimenti di chiusura, con il mantenimento, nei presidi pubblici di interesse, della temporanea guardia attiva ostetrico-ginecologica h24 fino al completamento della dismissione”. Una decisione considerata assurda e irresponsabile dalle amministrazioni del distretto sanitario di Cefalù, che hanno organizzato un incontro urgente per martedì mattina nella cittadina normanna, per intraprendere ogni forma di protesta e ricorso al fine di evitare la chiusura. L’incontro è stato deciso e fissato nella mattinata di ieri, per merito di Giovanni Nicolosi, vice sindaco di San Mauro Castelverde, Massimo Battaglia, sindaco di Campofelice di Roccella, Giuseppe Abbate, sindaco di Lascari, e Saro Lapunzina, sindaco di Cefalù. Delicata diventa, a questo punto, la situazione di alcuni comuni, soprattutto di montagna, dai quali non è semplice giungere in breve tempo a Termini Imerese, centro ospedaliero che ha assorbito il reparto nascite di Cefalù. E se quello alla vita è un diritto, è bene che chi di competenza prenda i giusti provvedimenti.
Angelo Giordano