Arrestato imprenditore vicino al boss Messina Denaro

Stamane, dalle prime luci dell’alba, militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani e del ROS stanno eseguendo 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere,  nei confronti dell’imprenditore castelvetranese,  Rosario FIRENZE, e il suo geometra SCIACCA Salvatore ai domiciliari, per le ipotesi di associazione a delinquere di tipo mafioso, fittizia intestazione di beni, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di beni.

Sono stati notificati inoltre agli imprenditori  CALCARA Giacomo, cl ‘78, CUSUMANO Benedetto, cl ‘48, D’ALBERTI Fedele, cl ‘75, e TOLOMEO Filippo, cl ‘78 tutti nati e residenti a Castelvetrano, la misura cautelare del divieto di esercizio d’impresa. Ad altre quattro persone  è stata notificata un informazione di garanzia: si tratta dei due fratelli di FIRENZE e due dirigenti del Comune di Castelvetrano. Le ipotesi di reato contestate vanno dall’associazione a delinquere di tipo mafioso, alla fittizia intestazione di beni e turbata libertà degli incanti.

L’attività, condotta dal Nucleo Investigativo e coordinata dalla DDA di Palermo, sin dal gennaio 2014, denominata “Operazione EBANO”, e che si inquadra nell’ambito dell’ azione investigativa funzionale al programma di ricerca del latitante Matteo Messina Denaro, ha permesso di documentare la persistente vitalità della famiglia mafiosa di Castelvetrano, soprattutto nell’infiltrazione nei lavori pubblici e privati.

Nello specifico l’imprenditore, nonostante il provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Trapani, era riuscito, attraverso la fittizia intestazione delle società ai fratelli, a partecipare alle gare d’appalto per l’assegnazione dei lavori pubblici come i lavori di realizzazione della condotta fognaria nella via Maria Montessori, i lavori di manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali nell’anno 2014 e i lavori di demolizione di fabbricati fatiscenti all’interno dell’ex area autoparco comunale di Piazza Bertani. Riusciva inoltre ad aggiudicarsi sub appalti da ditte compiacenti alle quali, grazie alle protezioni di cui godeva all’interno dell’ufficio tecnico del Comune di Castelvetrano, essendo appartenente a Cosa Nostra, faceva assegnare numerosi pubblici incanti, intervenendo in maniera fraudolenta sulla presentazione delle percentuali d’offerta a base d’asta. Le indagini hanno permesso di accertare che da anni riusciva, attraverso questo modus operandi, ad essere uno degli imprenditori edili di riferimento di Cosa Nostra  nel territorio del Belice, versando periodicamente ingenti somme di denaro alla famiglia anagrafica di Matteo Messina Denaro, per il sostentamento della latitanza e delle esigenze della famiglia mafiosa.

 

I Carabinieri hanno inoltre proceduto al sequestro delle due ditte, e del complesso aziendale, riconducibile a Firenze. Il valore dei beni sequestrati ammonta a circa 6 milioni di euro.

 

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