Sanremo 2017 leggero e godibile

Cala il sipario su Sanremo 2017. A tarda notte l’annuncio del vincitore: Francesco Gabbani ha conquistato tutti con la sua “Occidentali’s Karma”, seconda la favorita Fiorella Mannoia e “Che sia benedetta”, terzo classificato Ermal Meta con “Vietato morire”.

Un festival leggero e godibile grazie alla co-conduzione Conti-De Filippi, Carlo e Maria, Maria e Carlo: lui si porta a casa le soddisfazioni come direttore artistico dal momento che le canzoni belle e meritevoli  sono state tante, lei è giunta, ha preso le misure la prima sera e poi ha “defilippizzato” il festival, a volte anche rallentandone il ritmo nei momenti in cui ci è sembrato di guardare “C’è posta per te”. Ma quello che conta nella kermesse non sono forse gli ascolti? La media mantenuta è sempre stata quella del 50% per tutta la settimana, fino a toccare punte del 58 sabato sera. Carlo Conti saluta il Festival e Maria sancisce la fine dell’esperienza in RAI con un sono “Ciaone” in risposta alle provocazioni di Geppy Cucciari, ospite comico e protagonista di un monologo sul trito e ritrito – perchè necessario – tema sulla violenza verbale verso le donne.

Altri sono stati i segnali di un Sanremo se non rivoluzionario, quanto meno diverso: una sala stampa in delirio per l’ironico e geniale testo di Gabbani, una giuria di esperti in cui ha spiccato l’iper criticata presenza della blogger 21enne Greta Menchi, simbolo della vicinanza della nuova generazione a un Sanremo svecchiato e finalmente più adatto ai tempi che corrono, con buona pace dei tradizionalisti. Ma non si è rinunciato neanche agli ingredienti che hanno fatto di Sanremo il Festival della canzone italiana: poesia e sentimento. Se Gabbani appena proclamato vincitore sente l’esigenza di scusarsi con Fiorella Mannoia, qualcosa vorrà dire. E se la grande, grandissima Mannoia, con assoluta maestria e stile commenta il suo secondo posto dicendo che ciò che conta è fare la storia della musica come è già avvenuto da 30 anni con i suoi pezzi più importanti, allora il Festival è salvo. Allora si può osare anche parlare di rivoluzione. La scuola dei talent primeggia, è vero, ma anche la storia di chi si fa da sè con sacrificio e dedizione, e cavalcando – perchè no – l’onda mediatica del sempre evolutivo mondo social. Gabbani ha fatto sorridere, ballare e ci è entrato in testa solo venerdì, al secondo ascolto, quando ancora il primo posto di Fiorella era intoccabile. E ieri l’autore di Amen e già vincitore lo scorso anno di Sanremo Giovani, ha messo la turbina in direzione vittoria.

Quasi speculare la storia del terzo posto, quello di Ermal Meta: l’artista albanese arrivava direttamente dalle nuove proposte 2016 e ha convinto tutti, sera dopo sera, tra l’altro vincitore della serata cover e premiato dalla critica con il prestigioso riconoscimento “Mia Martini”. Mica poco. C’è spazio anche per Al Bano tra i premiati, a lui il miglior arrangiamento, e con un pizzico di presunzione strappa un fiore dal mazzo dell’innocuo Ermal,  mentre sempre la Mannoia riceve il premio “Lucio Dalla” come miglior testo. Uno dei momenti più alti di questo festival si è raggiunto nel virtuale duetto tra Zucchero, ospite internazionale in forza dei 60 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, e Pavarotti trasmesso sul led alle spalle mentre intonano “Miserere”. A compensare l’assenza di bellezza da icona a questo Festival un insolito siparietto con la modella 19enne Tina Kunakey Di Vita, dalle doti fisiche oggettivamente ammalianti ma visibilmente in panne sul palco, toccandosi continuamente i capelli mentre interloquiva con il conduttore.

Quasi tutto perfetto: bisogna ammettere che gli intermezzi comici hanno lasciato a desiderare. Insomma, Checco Zalone con un video messaggio registrato in 20 secondi ha fatto più ridere dei vari Montesano e Brignano. E la scaletta a volte ci ha fatto soffrire: prorogare i momenti decisivi non necessariamente aiuta la suspense e non sempre l’attesa aumenta il desiderio, a volte frantuma solamente le scatole. Certo, un altro Sanremo lo avremo solo fra un anno, di questo ci restano i pezzi che impazzano già in radio e beh, due magnifiche occhiaie. Namasté.

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