Serpeggia la rassegnazione sull’Ospedale di Petralia

Si tenta di smuovere le acque sul territorio delle Alte Madonie riguardo il problema del punto nascita di Petralia Sottana, con l’ospedale Madonna dell’Alto che ancora aspetta una risposta dal ministro della salute Lorenzin. Il sindaco di Pollina, Magda Culotta ha posto l’attenzione sul ritardo da parte degli organi istituzionali dopo 480 giorni di chiusura del reparto. “La battaglia rimane ancora viva – afferma il sindaco di Pollina – la nuova rete ospedaliera ha colmato molte lacune, ma le alte Madonie non possono restare senza un punto nascite. La battaglia è tutt’altro che archiviata perché le Madonie hanno bisogno di un progetto territoriale organico e lo Stato non può con una mano elargire finanziamenti per la Strategia delle Aree Interne e dall’altro lato eliminare il diritto di nascita sul territorio”.

Al problema del reparto si sussegue il potenziamento di ciò che rimane in vita della struttura, chirurgia, medicina, pronto soccorso e riabilitazione: i sindaci del territorio tentano di trascrivere su carta ciò che gli è stato promesso a parole dall’assessore Gucciardi e dal Sottosegretario Faraone. A questo, i primi cittadini delle alte Madonie tentano (tiepidamente) di far quadrato e portare avanti il problema con l’aiuto di un comitato che deve prendere in mano la situazione per cercare di non abbandonare il progetto, che rimane vitale per il comprensorio. Ultimamente una lettera dei sindaci è stata inviata all’Assessore, sperando che il tutto si risolva in un’immediata presa d’atto.

Nuova rete ospedaliera e punto nascita, due aspetti divisi e in simbiosi, se si intende portare avanti la struttura, e mantenere vivo un ospedale comodo e scomodo nello stesso tempo, che rischia di essere dichiarato inefficiente se non si rispettano parametri e punti di potenziamento che servono ai cittadini. Sembra che i sindaci aspettino che qualcuno di loro faccia il primo passo (?); non sono mancate le proposte di nuovi incontri (come a Polizzi), lettere e interlocuzioni con le istituzioni, ma certamente non si può ancora aspettare altri 500 giorni per risolvere la questione, ammantata ormai di una rassegnazione mediatica che viene messa in atto dai vari componenti istituzionali delle Madonie.

Antonio David

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