Bando per il logo, a Pollina si scatena la protesta

Ha destato subito una reazione di protesta la pubblicazione del bando per l’ideazione di un logo da parte del l’Istituzione culturale Valdemone, neonato ente di Pollina per le iniziative culturali. A creare sgomento tra i destinatari del bando e tra gli addetti ai lavori è stata la pretesa che il lavoro oggetto del bando sia svolto a titolo gratuito e in un arco di tempo molto circoscritto, a brevissima scadenza. Condizioni che non terrebbero infatti conto della validità del lavoro di progettazione e il dispendio creativo e professionale che richiede.

“Il peccato originale di questo bando sta nelle prime parole: “ideazione dell’identità visiva”.  – scrive Luca Caruso, professionista locale nel settore della grafica – Purtroppo nell’immaginario comune la genesi di un logo e di tutto ciò che vi ruota intorno è frutto di un guizzo artistico della durata di pochi secondi e nessuno è disposto a pagare pochi secondi di esercizio mentale. Invece non è così, è un percorso progettuale nel quale, per ottenere un risultato decente, 15 giorni non potrebbero essere sufficienti neanche alla raccolta e organizzazione dei dati.”

Il problema, come spesso accade, sarebbe la mancanza di risorse economiche nelle casse del neonato Ente, condizione che non giustifica la pretesa di una prestazione lavorativa richiesta totalmente a titolo gratuito e priva di una progettualità a lungo periodo: “Forse altrove – continua Luca Caruso – un altro ente avrebbe convocato informalmente i destinatari del bando spiegando: -ragazzi abbiamo urgentemente bisogno di un logo per rendere immediatamente riconoscibili le nostre attività, però siamo poveri: come possiamo fare? – E noi avremmo risposto: -ci pensiamo e vediamo come possiamo aiutarvi. Tranquilli, una soluzione la troviamo non vi lasceremo soli -. Le istituzioni dovrebbero essere le prime a promuovere la cultura del lavoro, in base alla quale lo sforzo viene retribuito proporzionalmente al quantitativo e alla qualità dello stesso. Dovrebbero essere le prime ad evitare che il lavoro venga svolto gratis.”

Non è andato giù quindi il modus operandi dell’Istituzione culturale, che, tra l’altro, agisce con il benestare dell’amministrazione comunale. Proprio quell’istituzione più vicina al territorio che dovrebbe conoscere le risorse umane che lo animano e promuoverne con criterio gli sforzi.

 

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