Futuri schiavi al lavoro fino a 73 anni

pensionati“Pensioni, i nati dopo il 1980 dovranno lavorare fino a 73 anni”. La confortante (per giovani, giovanissimi, lattanti e bebè in arrivo) previsione è in circolazione sulla stampa e sui social da diversi giorni ma,a quanto ho potuto notare,non ha affatto sollevato “scandalo” almeno telematico sui social e, tantomeno, proteste ed indignazioni varie in sede parlamentare o nelle piazze. Sarà colpa del caldo, della distrazione da parte degli interessati impegnati nelle movide notturne (oppure nei duri lavori precari ad esse associati)…

Eppure questo “piano pensioni” era già inserito negli “studi” della amatissima UE fin dagli anni ’70 del secolo scorso, nascosto tra pieghe e pieghette di qualche atto. Fatto sta che, nei decenni, tutto è cambiato; dal 1980 in poi in materia di lavoro e pensioni sempre in peggio e seguendo quella “strategia del domino” che, anno dopo anno e provvedimento dopo provvedimento, ha condotto gli europei tutti (e noi italiani in particolare) allo obbrobrio legalizzato della Fornero ed alle successive “scale”, tutte peggiorative di diritti e conquiste.

Queste scale, oramai, le conoscono tutti, i lavoratori trattenuti in ostaggio sempre più a lungo in un gioco dell’oca che vede vincitori solo i governanti del regime partitocratico. Le altre, quelle rivolte ai giovani nati dopo il 1980, non sono generalmente ben chiare neppure ai diretti interessati che, arrabattandosi per sopravvivere o vivendo bene con i soldi di famiglia, allegramente se ne fregano del problema, come se non riguardasse loro ed i propri figli.

Ma che “pensioni” avranno costoro?

Morti nonni e genitori che ancora li aiutano con le proprie pensioni, davvero conosceranno la miseria (ovviamente per grandi numeri); sono cifre incontrovertibili visto precariato, lavoro in nero e paghe da paesi sottosviluppati vigenti in Italia. Non posso certo dare io la soluzione al problema ma,una linea di riflessione sì :

in un passato, sempre più lontano, si lottava per i diritti, per migliorare, si andava in piazza a manifestare, si veniva spesso picchiati, arrestati, qualcuno ci lasciava le penne. Oggi, purtroppo, la grandissima maggioranza di giovani (e meno) accetta tutto senza il minimo segno di reazione. I frutti si vedono con le difficoltà che incontrano attualmente e loro le vedranno ancor più in seguito, vivendole direttamente e drammaticamente, salvo tentativi (auspicabili) di rovesciare questo andazzo.

 

 

Grazie per l’attenzione

Vincenzo Mannello

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