Una Siciliana a New York: la valigia…dei sogni

Manca sempre meno alla nostra avventura. I documenti sono tutti pronti, l’assicurazione sanitaria è stata fatta, resta solo da preparare le valigie. Le valigie. LE VALIGIE, appunto, e non sono pronta. Non pensate che abbia qualche ripensamento sul mio viaggio a Novaiorca (New York, come dice mia nonna) o che mi senta confusa al pensiero di cosa dovrò mettere in valigia, no.

Il problema è che ho una madre siciliana. Si, avete capito: il problema è mia madre. Perché? Perché dovete sapere che, per una mamma come la mia, portare cibo, pane, olio di casa in valigia è più importante che portare i vestiti. E’ meglio morire di freddo che vivere senza qualcosa che ti ricordi casa.

Già il solito spettacolino è iniziato in questi giorni: “Ma, il ragù fatto da me, davvero non puoi portarlo? E la caponata? Solo un litro d’olio si può imbarcare?” e, quando per la centesima volta le spiego che negli Stati Uniti vi sono restrizioni su cosa può entrare nel Paese e che tra i prodotti vietati troviamo, per esempio, la carne, le piante, gli ortaggi, la sua risposta è sempre la stessa: “Ma che esagerati! Mancu ci fussi ddroga! Ma non puoi dirgli che preparo tutto con ingredienti di qualità? Meno male che la rosticceria e le sfogliatelle con la ricotta, per i nostri cugini, le puoi portare a mano!”. Meno male, eh.

Non sono pronta. O forse si. Forse si, in fondo questa è la nostra piccola pièce teatrale di rito. Basteranno mai 31 kg complessivi per portare un po’ di Vecchio Mondo nel Nuovo?

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