Amici a 4 zampe: Leishmaniosi, vaccino si, vaccino no (seconda parte)

Ieri abbiamo parlato della Leishmaniosi, cos’è e quali sono i sintomi. In questa seconda parte ci occupiamo invece di prevenzione.

La prevenzione come si può facilmente intuire è volta ad evitare il contatto del cane con il flebotomo vettore. L’insetto vive tra l’erba ed è attivo soprattutto di notte, quindi una misura abbastanza semplice sarà di non lasciar dormire il nostro amico fuori casa soprattutto da maggio a ottobre e soprattutto nelle nostre zone dove la malattia è endemica. Un’altra precauzione potrebbe essere bonificare le aree frequentate dal pappatacio con l’uso di insetticidi e l’eliminazione di erbacce e vegetazione dove questo possa moltiplicarsi. Evitare accuratamente gli accumuli di acqua poiché la zanzara ama particolarmente l’umidità. Naturalmente un’altra importante misura preventiva consiste nell’applicare direttamente sui nostri animali repellenti che li proteggano dalla puntura del flebotomo: di solito piretroidi che esistono in varie forme, spray, gocce e collari.

tipica dermatite furfuracea periorbitale e perinasale

Ma cosa fare se il nostro amico si ammala? Intanto non disperarsi perché, a differenza di qualche anno fa, oggi la Leishmaniosi è una patologia con la quale, l’animale riesce a convivere conservando una qualità di vita molto soddisfacente grazie alla terapia che ha fatto grandi passi avanti rispetto al passato. I farmaci di elezione sono gli Antimoniali associati all’ Allopurinolo; più recentemente è entrata in uso anche la Miltefosina, un farmaco utilizzato in medicina umana come chemioterapico, anche questo associato all’allopurinolo. La differenza fondamentale tra i due protocolli terapeutici è che mentre gli antimoniali sono somministrati sotto forma di iniezioni sottocutanee; la Miltefosina può essere somministrata per via orale anche mischiata al cibo. Sono adoperati nella terapia, anche antibiotici come i Chinoloni ed il Metronidazolo a mio parere con risultati più scarsi.

Vale la pena spendere due parole anche sulla Leishmaniosi del gatto: si, perché la Leishmaniosi colpisce anche il gatto ma fortunatamente è molto più rara e di solito si presenta in forma subclinica, cioè senza sintomi che, quando presenti, sono sovrapponibili a quelli del cane, con dermatiti esfoliative e furfuracee, lesioni perioculari e peri nasali, ulcere delle orecchie, aree alopeciche non pruriginose e di solito simmetriche su testa, collo e addome. Le lesioni viscerali anche qui sono rappresentate da glomerulonefrite con sintomatologia renale quale poliuria, polidipsia, dimagrimento, stomatite ulcerosa; interessamento epatico con ascite, cachessia e anoressia, febbre. Come già detto nel gatto la comparsa dei sintomi è molto più rara e di solito è legata a malattie di tipo autoimmunitario preesistenti come la FIV e la FELV. Per quanto riguarda la terapia nel gatto, è previsto solo l’uso di Allopurinolo, in quanto in questo animale non è ancora ben documentato l’effetto degli Antimoniali e della Miltefosina. Infine bisogna sottolineare che nel caso di Leishmaniosi felina sono necessari , anche dopo esito positivo della terapia e guarigione clinica, frequenti controlli sierologici periodici, perché le recidive sono molto più frequenti che nel cane.

leishmaniosi
tipica uveite da leishmania

Vaccinazione: dal 2012 è presente anche in Italia un vaccino applicabile ai cani a partire dall’ottavo mese di vita, che viene ripetuto 3 volte a distanza di tre settimane il primo anno e poi inoculato una sola volta all’anno dal secondo anno in poi. Il vaccino è applicabile solo ai cani, in nessun caso può essere inoculato al gatto, sul quale non è stato documentato l’effetto.

I vaccini di prima generazione erano costituiti da ceppi vivi attenuati di Leishmania Donovani. Il vaccino europeo attualmente in uso invece è costituito da proteine escrete-secrete (ESP) dalla Leishmania, che vanno a stimolare la risposta immunitaria specifica al parassita da parte del soggetto vaccinato. Questo nuovo vaccino offre requisiti di sicurezza maggiori rispetto a quelli del passato. Pare che fino al 54% delle infezioni possano essere evitate con l’ausilio della vaccinazione.

Molte volte – in quanto veterinario – mi sono state poste domande sulla reale efficacia di questo vaccino e sugli eventuali effetti collaterali. Ebbene considerando il fatto che nel Mediterraneo la Leishmaniosi è endemica; che una grandissima percentuale di cani randagi ne è affetto, quindi sono davvero milioni le zanzare infette che possono trasmettere la malattia ai nostri cani; che tutt’oggi questa è una patologia dalla quale non si guarisce mai completamente (si può ottenere la remissione dei sintomi ma molto più raramente la negativizzazione dell’esame sierologico); che si tratta di un’antropo-zoonosi; insomma considerando tutti questi fattori, non mi porrei tante domande sulla percentuale di efficacia del vaccino, che è comunque molto alta, e considererei quest’ultimo come un utile mezzo di prevenzione che deve unirsi ad altre misure come l’applicazione di antiparassitari ed alla terapia.

Dott.ssa Maria Concetta Cassata

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