Salvatore Scelfo del Centro studi Alimena sulla legge dei piccoli comuni

Salvatore, mi parleresti del provvedimento sui piccoli comuni?

Il provvedimento in questione è un provvedimento che riguarda interventi di manutenzione del territorio con priorità per la tutela dell’ambiente e la prevenzione del rischio idrogeologico. Nel testo, Massimiliano, leggendo, si nota che la priorità è la messa in sicurezza di strade e scuole e del patrimonio edilizio pubblico; ma viene disposta anche la possibilità per l’acquisto e riqualificazione di terreni ed edifici in abbandono, con la possibilità di acquisire case cantoniere, da rendere disponibili per attività di protezione civile, volontariato, promozione dei prodotti tipici locali e turismo; la realizzazione di itinerari turistico-culturali ed enogastronomici; la possibilità di acquisire binari dismessi e non recuperabili all’esercizio ferroviario da utilizzare come piste ciclabili, tutto in stretta concomitanza con i bandi PSR di cui abbiamo già precedentemente in riunione discusso. È tutto combinabile.

Come giudichi questa legge?

È la prima volta in 70 anni di vita che ci si “accorge” che oltre metà del territorio è amministrata da comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, i quali sono assolutamente sino all’emanazione di questa legge stati messi da parte, ma soprattutto non capendo che essi hanno bisogno di una chiave di lettura diversa da quella delle aree urbane e delle città metropolitane. Risulta essere un provvedimento storico, è la prima volta che si legifera con cosi grande attenzione sull’argomento in questione.

Mi parleresti della relazione e dell’impatto che questa legge ha sulle grandi metropoli e sul “mondo moderno”?

piccoli comuni in difficoltàOggi il concetto di modernità è assolutamente diverso da quello che si aveva nel Novecento, la corsa verso le metropoli per chiudersi dentro giganteschi ed anonimi palazzi per essere trasformati in piccole pedine del capitalismo fordista e taylorista oggi non è più modernità, oggi è diventata fattore di difficoltà: basti vedere con quanta fatica nascono in Italia le Città Metropolitane, e con quanta difficoltà si Governano territori rigidi, pieni di rendite e che faticano a stare al passo con il grado di innovazione e di leadership delle città Europee. La nuova modernità che emerge, da questa legge ha un altro profilo, di assoluta controtendenza rispetto al passato: premia il concetto di coesione sociale e territoriale, investe sulla voglia delle Comunità locali di essere protagoniste di sé stesse, abbandonando decenni di assistenzialismo e di sordità dello Stato.

Quindi mi stai dicendo che dal tuo punto di vista ci è stata un’inversione di tendenza? Dalle metropoli ai piccoli borghi?

Si! Questa è la prima volta, che in una legge dello Stato vi è il riconoscimento che la residenza in un piccolo comune è un “bene comune” Nazionale. Fino a ieri, il progresso veniva dipinto come il “naturale” spostamento di masse di individui, dalle campagne e dalle montagne alle città, e le leggi assecondavano, ordinavano e addirittura spingevano in questa direzione. Oggi, per la prima volta, con questa legge vediamo una chiara e distintiva inversione di tendenza, che va nella direzione di affermare che la vera modernità (quella dello sviluppo sostenibile, del rapporto equilibrato uomo-natura, della salvaguardia del creato) è trovare un nuovo equilibrio e una nuova coniugazione tra uomo e ambiente, tema che trova nei territori dei piccoli Comuni un territorio ideale di elezione, di sperimentazione e di elaborazione. 

Salvatore, leggendo il testo, ho notato l’articolo 13 sulle Unioni di Comuni montani, me ne parleresti?

Questo articolo ha in sé due importanti novità. La prima che attribuisce per la prima volta la funzione di sviluppo socio-economico ai piccoli comuni, funzione in precedenza assegnata dalla legge solo alle Città capoluogo di Provincia o superiori ai 100.000 abitanti. La seconda è che tale funzione, per criteri di efficienza ed efficacia, va esercitata in maniera associata attraverso le Unioni di Comuni montani. È il modo con il quale possiamo ricostruire la trama istituzionale della montagna italiana, dopo anni di sbrego istituzionale che ha rischiato di farla franare”.

Ma le legge in oggetto, di sviluppo strutturale “concreto” ne parla? Scusami, se sono cosi diretto, ma ritengo che ai piccoli comuni servano fondi affinché venga ripristinata la loro bellezza culturale e naturale.

Verrà istituito un Fondo, con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2017 e di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni a venire dal 2018 al 2023, per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, destinato a finanziare investimenti diretti alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza di strade e scuole e all’insediamento di nuove attività produttive.

 

Salvatore abbiamo concluso, è stato un piacere. Alla Prossima.

 

Massimiliano Cipriano

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