Sanremo 2018: vincerà la canzone di cui abbiamo bisogno

Sanremo 2018 è iniziato tra dubbi e incertezze: il direttore artistico Claudio Baglioni, guai a chiamarlo conduttore, aveva tutte le intenzioni di riportare la musica al centro del mondo sanremese. E ci sta riuscendo.

Almeno in termini di quantità. Se non sono i concorrenti a cantare, lo starà facendo lui sul palco, da solo o in compagnia di qualche ospite. L’emozione del palco della prima sera ha gradualmente lasciato il posto nel trio di conduzione (o meglio nel duo più il Jolly) a un’ottima alchimia. Michelle Hunziker toppa solo nell’omaggio alla femminilità che risulta più un’ode alla maternità, con duri accorgimenti da parte del mondo del web e della critica attenta.

Niente da dire a Pierfrancesco Favino, mattatore poliedrico e sorprendente che sta tenendo il passo su un palco così importante come quello dell’Ariston. E poi c’è il pubblico. Quel grande e indefinito marasma che assurge a simbolo una volta la signora Rosa Trio, improvvisa star del web, solo per aver rivelato il suo nome casualmente davanti a 11 milioni di telespettatori, o tutti coloro che in queste sere stanno animando i propri account Twitter, senza resistere alla tentazione di dire la propria.

Questo stesso pubblico, più o meno colto, più o meno attento, avrà la grande responsabilità, come ogni anno, di scegliere la canzone che sarà coronata vincitrice del più ardito premio musicale italiano. Se è ancora troppo relativo basarsi sulle classifiche rivelateci in queste serate – i colori distinguono sommariamente le preferenze demoscopiche e della sala stampa – una generalizzazione è comunque possibile: vincerà la canzone di cui abbiamo bisogno.

Come ci insegnano gli ultimi conquistatori della statuetta del Festival, da Vecchioni agli Stadio, passando per il rivoluzionario Francesco Gabbani, all’Italia piace talora l’estroverso ballabile, meglio se con un contenuto ironico ma profondo, talora il testo commovente e dolce che mette al centro la vita, la lotta, l’amore.  E non importa quanto a fondo verrà compreso, avrà comunque tutte le carte in regola per spuntarla al Festival.

Se saprà cogliere quel bisogno profondo e spesso eluso che ciascuno ha di ascoltare, in altri versi, la voce dei propri pensieri e dei propri sentimenti.

Sofia D’Arrigo

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