I Partigiani Dem contro Renzi: “Dimissioni non convincono, siamo diventati un ammasso indistinto”

“Serve una nuova legge elettorale perché l’Italia non ha bisogno di instabilità. Stiamo uscendo da una crisi durissima e dobbiamo essere solidi”.

Esordisce così Antonio Rubino, leader dei Partigiani Dem in conferenza stampa post elettorale. L’area di opposizione interna al partito che non si definisce una corrente ha scelto proprio la sede del partito per commentare il disastro elettorale e commentare poi le dimissioni di Fausto Raciti da segretario regionale, aggiunge: “Raciti si è dimesso subito per consentire un dibattito vero all’interno del Pd siciliano. Su questa strada immagino vorrà continuare. Entriamo in una stagione congressuale a livello nazionale e vedremo se il partito regionale si iscriverà all’interno di quel percorso”.

Più duro Rubino con la segreteria nazionale “Non ci convince il passo indietro di Renzi. Non vorremmo che facesse come D’Alema. Crediamo che ieri sia prevalsa una voglia di rivalsa che è pericolosa per il partito. Ai ‘caminetti’ ci rinunciamo anche noi. Ma pensiamo che tutti dobbiamo rimboccarci le maniche per rifondare il Pd”.

“A chi ha abbandonato il partito in questi mesi – prosegue – dico di tornare a casa. Le responsabilità politiche sono in primis del segretario nazionale e di chi lo ha rappresentato in Sicilia. Dentro le dimissioni di Renzi cogliamo un’ammissione di responsabilità della dirigenza. E su questo siamo d’accordo”.

“Dobbiamo ricostruire un rapporto sentimentale con in nostri elettori. Mi ha colpito un sondaggio di Swg che ha stabilito che gran parte del nostro elettorato è andato ai Cinque stelle. Quindi o siamo in grado di ricostituire quel rapporto stretto con i nostri riferimenti storici o siamo fuori da tutto”.

Sul fronte del dato numerosi “Perdiamo rispetto alle regionali quasi dieci punti percentuali. Mi sembra che quel modello politico non ha funzionato, ha determinato uno scollamento con il popolo del Pd. Gli elettori ci hanno giudicato non votandoci. Siamo diventati un soggetto politico indistinto”.

“Non siamo più il punto di riferimento della società. Non abbiamo più – prosegue – un mercato sociale al quale rivolgerci. Non siamo stati né di destra, né di centro, né di sinistra. Per voler parlare a tutti, non abbiamo parlato a nessuno. Questa strada può portare verso la fine del Pd”. “Pensiamo che tutta la classe dirigente debba rimettere il mandato e consentire una rinascita dal basso del partito. Parlo dei segretari regionale e provinciali. Dobbiamo evitare nuove guerre. Occorre una nuova fase costituente del Pd”.

“Non possiamo pensare di poter governare – conclude – discutendo con tutti e non rappresentando nessuno. Noi siamo Il centrosinistra, quell’aerea dobbiamo rispettare”.

“Sul tema Orlando, dico una cosa molto semplice: penso che la scelta del sindaco di iscriversi al Pd è un arricchimento del partito. Il problema non è una scelta ma la modalità. Io gli chiedo di mettersi a disposizione – prosegue – e di essere a disposizione di tutta la comunità del Pd e non di una parte. Chiedo a lui di dare una mano, di aiutare questa classe dirigente a diventare la guida del Pd di domani”.

“Siamo stati chiamati – conclude Rubino – a svolgere una funzione: l’opposizione. Adesso sarà il presidente della Repubblica a scegliere cosa fare. La cosa certa è che noi dobbiamo fare opposizione. Faremmo un danno al Paese se pensassimo di capovolgere il risultato delle elezioni, tanto a Roma quanto in Sicilia. Serve un’opposizione a una politica di destra consociativa che ricorda gli anni del cuffarismo che sta prendendo piede in Sicilia”.

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