Crocetta non diffamò giornalista, tribunale Palermo stoppa richiesta risarcimento

Rosario Crocetta non dovrà risarcire il giornalista Piero Messina che lo aveva citato in tribunale per alcune affermazioni dell’ex presidente della Regione siciliana. Il caso nasce ai margini di un’altra vicenda giudiziaria. Messina è infatti il giornalista che su L’Espresso aveva riferito il contenuto di una telefonata di Crocetta intercettata, nella quale si sarebbe parlato di “fermare” l’ex assessore regionale Lucia Borsellino, figlia del magistrato assassinato da Cosa nostra. Secondo i giudici del tribunale di Palermo, quell’intercettazione non c’è. E per questo Messina è stato condannato con un altro giornalista (Maurizio Zoppi) e l’ex direttore del settimanale, Luigi Vicinanza, a risarcire Crocetta con 57 mila euro.

Messina era stato fino al 2013 coordinatore dell’ufficio stampa della Presidenza che Crocetta, dopo l’insediamento, ha licenziato con altri venti giornalisti. In due interventi l’ex governatore ha detto che l’ufficio stampa aveva prodotto solo “tre comunicati in un anno” e che Messina aveva lasciato per un mese “sguarnito” l’ufficio stampa regionale. Ritenendosi diffamato, Messina ha chiesto un risarcimento di 260 mila euro. Ma il giudice Fabrizio Lo Forte ha giudicato la richiesta infondata. Ha quindi respinto la domanda e condannato Messina a pagare a Crocetta 15 mila euro per spese di giudizio.

Nelle motivazioni della sentenza si legge che il contenuto delle affermazioni di Crocetta “non risulta idoneo” a consentire a un lettore medio di identificare nell’ufficio stampa della presidenza della Regione e nella persona di Messina “l’obiettivo delle affermazioni critiche”. Più complesso il giudizio sull’ufficio stampa rimasto sguarnito. Il giornalista ha smentito ma tanto non è bastato a qualificare come diffamatorie le affermazioni di Crocetta.

 

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