Un museo che deve far riflettere

La grande mela o si odia o si ama. Con certezza è però la città che, nella vita, deve essere visitata almeno una volta. I suoi ritmi frenetici, quasi indemoniati che procedono incessantemente, si fermano di fronte al luogo della memoria.

Chiunque di fronte al World Trade Center si ferma un attimo, chiude gli occhi e pensa a quello che è stato l’undici settembre del 2001 per la comunità internazionale. Non solo un disastro ma soprattutto un punto dal quale ripartire avendo acquisito la coscienza che ognuno di noi di noi, nonostante il ritmo frenetico del vivere quotidiano, ha il dovere di pensare al proprio prossimo.

Non sappiamo se le teorie complottiste abbiano o meno basi fondate, ma con certezza sappiamo che tragedie come quella non dovranno più ripetersi, a prescindere da chi siano i responsabili.

Il museo ti rapisce, ti entra dentro, ti porta a riflettere. Mentre guardi i simboli di quel giorno nelle tue orecchie sembra rimbombino le grida di chi chiedeva aiuto e le voci rassicuranti di chi ha messo a repentaglio e perso la propria vita per donarsi al proprio prossimo.

L’autobotte danneggiata dei vigili del fuoco, fotografa un istante che speriamo possa essere un ricordo perenne per le prossime generazioni. Un segnale che indica la strada della speranza.

La frenesia di New York City si ferma in questo luogo che è più di un luogo della memoria.

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