Cefalù, questione idrica: Federconsumatori chiede istruttoria per “situazione paradossale”

“La situazione vissuta dalla città di Cefalù è ormai divenuta a dir poco paradossale”. Lo scrive Federconsumatori Cefalù circa la questione idrica che interessa la cittadina.

“Senza alcuna possibilità di smentita, crediamo che Cefalù sia l’unica città, in tutta Italia, a non avere un gestore del S.I.I. (visti i vari rimpalli di responsabilità, tra i soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione di tale servizio). Dagli allegati, speriamo possiate rendervi conto in che situazione vive la città, dopo che negli anni, si sono avvicendati, nella gestione del S.I.I. vari enti, a partire dal Comune all’APS, poi l’ATO e, per finire, l’AMAP che ha dismesso il servizio il 31 gennaio 2016″.

L’intento è quello di portare all’attenzione dei cittadini e dei soggetti interessati, l’annosa questione delle responsabilità.

“A chi sarebbe spettato subentrare dopo l’AMAP? – chiedono  nel comunicato – In questo senso, alleghiamo sentenza del TAR di Palermo, dal quale apparirebbe che il servizio sia di competenza del Comune di Cefalù ma, lo stesso ente pubblico, continua a sostenere di non essere il gestore del servizio idrico integrato, nonostante di fatto, sia proprio l’ente locale a gestire la fornitura di acqua. Infatti, dopo la dismissione del servizio ad opera dell’AMAP, il Comune emetteva ordinanza sindacale con il quale si ordinava alla stessa di continuare la gestione del servizio idrico.

Tale ordinanza -continuano- veniva impugnata dinnanzi al TAR, che provvedeva ad annullarla, ritenendo non fosse possibile per il Comune di Cefalù, ordinare all’AMAP il proseguimento della gestione del servizio idrico. In questo frangente, il Comune di Cefalù ha finito con l’assumere ogni decisione relativamente a tale servizio, come quella di aprire/chiudere saracinesche, miscelare acqua grezza con l’acqua potabile (che veniva erogata dal potabilizzatore e che dal Sindaco veniva fatto mettere sotto sequestro nell’agosto 2017). E, sempre il Comune, emanava una ordinanza (la n.50), con la quale veniva ordinato alla cittadinanza: E’ vietato temporaneamento e fino a nuova disposizione l’uso dell’acqua erogata dal pubblico acquedotto di Cefalù per il consumo umano e la preparazione degli alimenti”.

All’ordinanza però non è corrisposta la chiusura delle relative fontanelle che continuano ad erogare acqua col rischio di essere ingerita o utilizzata da cittadini e turisti inconsapevoli dei fatti.  E’ – ormai – dal lontano 17 giugno 2016 che, in seguito al grave incendio avvenuto in quei giorni che nella città di Cefalù viene  erogata solamente acqua non potabile, né tantomeno si utilizzano delle autobotti (vedi allegato Dipartimento di Prevenzione). Più volte sollecitato anche dalla nostra associazione per fornire le persone più deboli e tutte le attività commerciali, alberghiere, panifici, bar, B&B, scuole, ristoranti, nessun appello è stato soddisfatto dal primo cittadino, trasformando una temporaneità in un fardello che si prolunga inesorabilmente.

Con le ultime bollette pervenute ai cittadini di Cefalù inoltre, risultano fatturati i consumi sino alla fine del mese di gennaio 2016. Dei mesi successivi non si conoscono fatture.

Federconsumatori chiede pertanto l’apertura di un’istruttoria per valutare se i fatti e i documenti prodotti nella presente segnalazione, portino ad evidenziare a carico del Gestore del servizio idrico e di tutte le Autorità competenti, delle responsabilità per le pratiche succitate anche alla luce di quanto previsto dalla l. 481/1995.

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