Scoperto il teatro ad Halaesa Arconidea (FOTO)

C’era una volta…cominciavano così le favole che ci raccontavano da bambini, e così potremmo iniziare questo servizio.
Infatti quella che potrebbe essersi avverata oggi, è come una favola per gli abitanti di Tusa.
Grazie alla caparbietà dell’ex Sindaco di Tusa Angelo Tudisca e alla passione di un gruppo di archeologi provenienti dalle Università Francesi di Amiens e Poitier, dall’Università Inglese di Oxford e dall’Ateneo di Messina, potrebbe essersi verificata una svolta storica per il sito archeologico dell’antica Halaesa Arconidea.
Dopo due anni di studi, saggi sul terreno, esami strumentali effettuati con le più sofisticate tecnologie che avevano fatto intravedere la presenza nel sottosuolo della collina che sovrasta l’odierna Castel di Tusa, la presenza di sedimenti antropici che facevano presagire l’esistenza di opere monumentali realizzate dall’uomo, nella fattispecie templi, dimore, strade e nella più rosea delle previsioni il teatro.
E così è stato, la campagna di studi portata avanti dalle università predette, e dai loro docenti e studenti, coadiuvate quest’anno da un mezzo meccanico messo a disposizione dall’Amministrazione comunale, ha prodotto risultati concreti, e da tutti e tre i cantieri sono venute fuori piacevolissime sorprese.
A cominciare dal Tempio di Apollo, la cui esistenza era stata acclarata dagli scritti riportati sulle “Tavole Alesine”, un documento lapideo che descrive, tra le altre cose, con dovizia di particolari Halaesa, e riporta addirittura di 4 templi dedicati a varie divinità tra cui Apollo, due ubicati all’interno delle mura di Halaesa e due nelle campagne circostanti.
Ma la sorpresa, se così possiamo chiamarla, più bella è stata quella della scoperta di quello che è molto probabilmente un teatro romano, ubicato nella parte della collina di halaesa che guarda ad est e al mare, che già dalla sua conformazione orografica esterna a forma di arco rovesciato, quindi un naturale anfiteatro, denotava un possibile utilizzo a tale scopo.
Per tale motivo, i professori Michela Costanzi e Vincent Michel, delle università francesi di Amiens e Poitier, hanno deciso di scavare una trincea longitudinale lungo il pendio, e ciò che è venuto fuori ha ripagato in un sol colpo tutte le fatiche fino a qui profuse . Possiamo solo immaginare la loro emozione nel vedere comparire a poco a poco da sotto centinaia di metri cubi di terreno quella che sembra proprio una gradinata tipica di un teatro, con alla base una fossa, probabilmente riservata all’orchestra con una conformazione tipica dei teatri romani.
Grande soddisfazione è stata espressa chiaramente anche dall’amministrazione comunale di Tusa, oggi guidata da Luigi Miceli, (che ha sposato in pieno la causa del suo predecessore) ma che annovera tra le sue fila quell’Angelo Tudisca, oggi vice sindaco con delega per i beni culturali, che nel corso dei suoi due mandati ha sempre fortemente spinto per l’effettuazione di campagne di scavi ad Halaesa finalizzate proprio alla ricerca del tempio di Apollo e del Teatro, scontrandosi fino all’ultimo con la protervia delle istituzioni sovraordinate.
Ma ormai il sasso è stato lanciato, la scoperta dei sedimenti potrebbe, si spera, scatenare una reazione a catena.
Gli enti suddetti, a cominciare dalla Regione Siciliana, non possono più fare finta che Halaesa non esista o che sia soltanto un sito cosiddetto “minore”, ma occorre ridare al sito la dignità che avevano dato gli Alesini alla propria città, quando essa era annoverata tra le 13 principali città della Sicilia, e tra le 5 città libere, quando godeva dello status di città “liberae atque immunes” da cui derivava il privilegio di non dovere alcun tributo a Roma, alla stregua di città come Panormo, (Palermo) Centuripe, Segesta, Alicia (presumibilmente l’odierna Salemi) .
La presenza il 21 luglio, a Tusa, e ad Halesa in particolare dell’Assessore ai beni culturali della regione siciliana Prof. Sebastiano Tusa (guarda che combinazione, a volte la realtà mette insieme dei puzzle che neanche la più fervida immaginazione potrebbe generare) – l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto – che ha visitato, sobbarcandosi una scarpinata molto faticosa tra sentieri polverosi e scoscesi e sotto un sole cocente, tutti i cantieri di scavo all’interno del sito archeologico, ed esprimendo alla fine tutta la sua soddisfazione per i risultati ottenuti, garantendo l’impegno suo e dell’intera amministrazione regionale ad attivarsi affinchè gli sforzi fino ad ora profusi non siano vani e i risultati ottenuti non vadano dispersi nelle pastoie della burocrazia che spesso è più letale del morso di un crotalo.
Alla visita erano presenti anche alcuni dirigenti della soprintendenza ai beni culturali di Messina, senza la cui autorizzazione non sarebbe stato possibile effettuare i lavori di ricerca, tra cui la Dottoressa Gabriella Tigano, responsabile della sezione per i beni archeologici .
Parafrasando un famoso detto (non vorrei venir tacciato di sacrilegio) potremmo esclamare “Habemus Teatro”, ma  passati i primi momenti di euforia, ora è il momento di mettersi al lavoro sul serio, per reperire tutte quelle risorse necessarie per proseguire i lavori di scavo e ricerca in maniera più incisiva, perché non si può pensare di fare gravare tutto sulle spalle di studenti e professori a cui va l’immenso merito della scoperta, pari a quella del loro illustre predecessore tale Giacomo Scibona, archeologo, che prima di tutti aveva intuito le potenzialità del sito di Halaesa e a cui è dedicato il piccolo antiquarium all’interno del sito archeologico.
Occorre un intervento molto più concreto e sostanzioso, principalmente in termini economici, per fare emergere l’intera Halaesa dall’oblio dei millenni e realizzare un’opera che per il territorio potrebbe rappresentare molto in termini di ritorno di immagine ed economico.
Sfruttare le potenzialità della Fiumara d’arte e dell’antica Halesa potrebbero rappresentare per il territorio della valle dell’Halaesa, non solo per Tusa, un connubio unico al mondo, una fusione tra l’antico e il moderno difficilmente riscontrabile in altre parti del mondo, che associato alle altre bellezze del luogo (mare, boschi, aria ed acqua pulita) potrebbe dare ossigeno ad una zona dall’economia asfittica e che ha risentito fortemente della crisi globale degli ultimi anni. Ma questo è un altro discorso.
Mi piace concludere questo servizio citando un libro, dedicato ad Halaesa e rivolto ai bambini,realizzato qualche anno fa da un gruppo di ragazze di Tusa facenti parte di una associazione culturale, il cui titolo che si è rivelato profetico era: “Halaesa, una storia ritrovata”, proprio quello che si è verificato oggi, Halaesa, grazie all’impegno di (a questo punto è giusto citarli tutti) Micaela Costanzi e Vincent Michel della missione francese MAFHA, Jonathan Prag dell’Università di Oxford insieme all’Università di Messina e al CNR IBAM di Catania, nonché la soprintendenza di Messina, il museo delle tradizioni agro silvo pastorali di Mistretta (dal quale dipende il sito di halaesa) tutti gli studenti e gli archeologi che si sono succeduti e naturalmente l’amministrazione comunale di Tusa, e oggi lo possiamo dire di poter contare anche sull’appoggio del Professor Tusa (mai nome fu più appropriato) nella sua doppia veste di archeologo appassionato nonché di assessore al ramo della Regione siciliana, sta gradualmente ritrovando la sua storia e quindi possiamo dire non solo c’era una volta, ma c’è ancora…Halaesa.

 

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