A Casteldaccia nessuna ‘vittima del maltempo’: è l’uomo il vero colpevole

Nel bilancio dei danni cagionati dal maltempo in Sicilia spiccano le nove vittime travolte dall’acqua e dal fango del fiume Milicia mentre si trovavano riunite per passare una serata in famiglia in una villetta nei pressi di Casteldaccia. Le vittime, residenti a Palermo, sono Antonio Giordano (65 anni), la moglie Matilde Comito (57), i loro figli Marco (32) e Monia (40), la quale ha perso il figlio Francesco (3) e la suocera, Nunzia Flamia (65); poi Stefania Catanzaro (32), moglie di Giuseppe, l’altro figlio di Antonio e Matilde, che ha perso i figli Rachele (1 anno) e Federico (15). Sono soltanto tre i familiari sopravvissuti all’immane tragedia. ‘Vittime del maltempo’: così le hanno definite i quotidiani e i tg, come vittime della furia della natura e di un clima ai cui cambiamenti dovremo presto o tardi abituarci, giacché noi stessi ne siamo responsabili.

La verità però sembrerebbe essere diversa, e va raccontata, per rispetto di chi in quella villa ha perso la vita e perché chi è sopravvissuto alla tragedia possa ottenere giustizia. Proprio ieri mattina Repubblica ha rivelato che la villetta avrebbe potuto essere abbattuta già sette anni fa, allorché il Tribunale Amministrativo Regionale si era pronunciato sul ricorso presentato dai proprietari dopo l’ordine di demolizione da parte del Comune di tre anni prima. L’articolo, a firma di Salvo Palazzolo, smentisce di fatto le parole del sindaco di Casteldaccia, Giovanni di Giacinto, il quale ieri aveva dichiarato che al Comune non era giunta notizia dell’esito del ricorso: ciò non era avvenuto semplicemente perché il Comune non si era neppure costituito in giudizio. L’immobile sembrerebbe essere situato a meno di 150 metri dal fiume, in zona di inedificabilità assoluta. Non si tratta, peraltro, dell’unico immobile sotto accusa. Non aveva usato mezzi termini nei giorni scorsi il sindaco del confinante Comune di Altavilla Milicia, Giuseppe Virga, ai microfoni di Radio Capital: “La zona è davvero interessata dalla presenza di moltissime case abusive, in quello che è probabilmente il vecchio percorso del fiume. Per altro non è la prima volta che il torrente Milicia esonda: già alcuni anni fa quella zona è stata terribilmente allagata, per fortuna senza tragiche conseguenze in termini di vite umane; ma erano le avvisaglie di una tragedia comunque possibile e imminente, e in effetti questa volta è stato peggio”. Ambrogio Cartosio, procuratore di Termini Imerese, non ha voluto comunque sbilanciarsi, dichiarando comunque che “questo villino appare piuttosto sospetto dal punto di vista della vicinanza a un corso d’acqua”.

Una tragedia forse non annunciata, ma che poteva senz’altro essere evitata, semplicemente attraverso il rispetto della legge. Ed è inutile nasconderlo: in questo delitto le responsabilità non solo unicamente degli incivili che hanno edificato l’immobile, ma di un’intera classe politica che in questi anni ha chiuso o addirittura strizzato gli occhi all’abusivismo edilizio che ha invaso le coste siciliane e non solo, giungendo financo a parlare di un “abusivismo di necessità”. Conviene forse ricordare un dato: a fronte di una percentuale di abusivismo edilizio che tocca, a livello nazionale, il 19,6% (dati Istat 2017), nel Mezzogiorno e in Sicilia le percentuali sono due volte più grandi. A ciò si aggiungano i casi non denunciati, le sanatorie, gli ordini di demolizione non eseguiti, addirittura le minacce a chi avrebbe voluto eseguirle e il quadro appare forse più completo. L’abusivismo in Sicilia inoltre, non è una questione che riguarda unicamente il rispetto dell’ambiente e la tutela dei cittadini in caso di gravi calamità naturali, ma una piaga che concerne anche – e ciò vale soprattutto per gli abomini edificati sulle coste – la tutela della Bellezza, in una terra che dovrebbe imparare ad apprezzarla e ad utilizzarla per rilanciarsi. Non esiste soluzione alternativa: tutti – nessuno escluso – gli immobili abusivi vanno rasi al suolo. Anche alla luce della triste vicenda di Casteldaccia, non esiste sanatoria che tenga. Quindi sarà finalmente ora di pensare ad un grande Piano Casa, che preveda la costruzione di migliaia e migliaia di abitazioni popolari per i cittadini italiani, nel pieno rispetto degli obblighi di legge. Perché il diritto a una casa è sacrosanto, gli abusi sono soltanto una porcheria.

 

Giuseppe Scialabba

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