Giacalone: Valorizzare e vendere il patrimonio

“Vendere il patrimonio pubblico, e segnatamente quello regionale, per abbattere il debito è cosa buona e giusta. A patto, però, d’intendersi su cosa significano ‘vendere’ e ‘patrimonio’, altrimenti c’è il rischio di oscillare fra la dilapidazione e la rapina”, è quanto afferma Davide Giacalone, di LeAli alla Sicilia.

“L’amministrazione regionale ha deciso di mettere in vendita alcuni immobili, con procedura appositamente modificata e in un tempo piuttosto anomalo: con l’attuale governo in uscita e senza che i frutti possano essere alla sua portata. Solo le premesse, o le promesse. Non è bello. Dato che il patrimonio si vende una volta sola è necessario farlo in modo conveniente e trasparente, quindi: a. per valorizzarlo occorre cambiare le regole sulle destinazioni d’uso e le procedure autorizzative per i lavori successivi, altrimenti il prezzo interiorizza il disvalore d’essere immobile sottoposto a vincoli irragionevoli, che equivale a dire che la cattiva amministrazione va ad amplificare il debito; b. per razionalizzare le dismissioni occorre conoscere il complesso dei beni vendibili, le loro condizioni reali e il loro valore stimato; c. per fare questo lavoro è opportuno coinvolgere soggetti di mercato, di fama chiara e internazionale, chiamandoli non ad essere un costo, ma a compartecipare della valorizzazione di quei beni; d. per non vendersi anche la trasparenza è necessario che il prezzo finale sia fissato in una aperta e libera competizione, gestita da chi fa questo di mestiere, senza alcuna interferenza politica, finalizzando la vendita solo se il corrispettivo supera la soglia considerata minima, e pagando i soggetti privati solo in percentuale di quel maggior valore”.

“Non basta fare le cose giuste – ha concluso Giacalone – si devono anche farle nel modo giusto. E quello che si sta seguendo è sbagliato”.

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