L’incredibile testimonianza della ragazza sopravvissuta all’aborto

Gianna Jessen è nata a Los Angeles in una clinica per aborti legata all’ associazione Planned Parenthood. La clinica aveva consigliato alla madre di Gianna, giunta al settimo mese e mezzo di gravidanza, di abortire con aborto salino, una tecnica abortista usata prevalentemente dopo il primo trimestre. Essa consiste nell’iniettare nell’utero una soluzione salina che corrode il feto e porta alla sua morte, dovuta, tra l’altro, all’alterazione delle funzioni della placenta. In seguito, a causa delle contrazioni uterine, il feto viene espulso morto entro le seguenti 24 ore.

Nel caso di Gianna, la tecnica non funzionò e la bambina nacque viva, dopo 18 ore. Gianna venne trasferita in ospedale e riuscì a sopravvivere, nonostante pesasse solo nove etti; tuttavia la carenza di ossigeno causata dall’aborto le ha procurato una paralisi cerebrale e muscolare. Nonostante la paralisi cerebrale Gianna Jessen imparò a camminare con tutore all’età di 3 anni.

La bambina fu adottata a tre anni. A vent’anni, grazie alle cure mediche e alla fisioterapia, riuscì a ottenere la capacità di camminare senza tutore, seppure con notevoli difficoltà. Ecco le sue parole al Congresso degli Stati Uniti d’America:

Fonte: Wikipedia

POTREBBE INTERESSARTI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *