Rosario Crocetta nuovo Presidente della Regione

 

 

 

Oggi è cambiata la storia della Sicilia. Se qualcuno mi dovesse fermare si torna al voto, dove avrò il 60 percento dei consensi“.

Così Rosario Crocetta, candidato del PD, commenta il proprio trionfo alle elezioni regionali.

L’ex Sindaco di Gela stamane a poche ore dall’inizio dello spoglio elettorale confermava già il proprio primato nelle Provincie di: Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Agrigento e soprattutto Messina.  Adesso quei risultati sono stati confermati dal termine dello spoglio elettorale.

Sotto la sede del proprio comitato elettorale Crocetta si rivolge così ai giornalisti e ai sostenitori accorsi per i festeggiamenti:”Mi piace concludere con un megafono,come abbiamo iniziato, perché la politica si fa in mezzo alla gente” ha detto il candidato Pd-Udc, che ormai risulta stabilmente in testa dalle proiezioni elettorali.”Si continua a fare domande demenziali, come ‘con chi ti allei?’, ‘con chi ti inciuci?’. Non sono uno da inciuci: mi alleo ai giovani siciliani, cui dedico la mia vittoria assieme alle mamme siciliane, come la mia, che mi diceva ‘meglio poveri ma onesti'”. “Eppure hanno continuato a farmi queste domande, a me che ho una storia, mi porto dietro una condanna a morte dalla mafia. Questi sono stati gli argomenti di chi non ha voluto scegliere un accordo a sinistra. E’ un fatto storico quello che si profila: è la prima volta dal dopo guerra che un candidato antimafia come me vince le elezioni in una coalizione di movimenti e partiti. La Sicilia da oggi sarà più europea, più mediterranea. I siciliani hanno capito non è più il momento della protesta fine a se stessa e neanche il momento di mantenere il vecchio sistema di potere”. E già pensa ai primi provvedimenti che attuerà: “La prima cosa che farà darà risparmiare qualche milione di euro revocando qualche consulenza inutile”.

Dopo l’instabilità politica causata dal Governo Lombardo, la Sicilia ed i siciliani si augurano che Crocetta, il PD e l’UDC, vecchi sostenitori del lombardismo, non ricadano nell’errore attuato dal loro predecessore, ovvero l’attuazione di una “maggioranza di carta”.

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