Cefalù – La lunga strada che ha portato al dissesto (I Parte)

Dissesto
Dissesto

Partiamo da un dato di fatto: la situazione economica in cui versavano le casse del Comune di Cefalù al momento delle passate elezioni amministrative era disastrosa e, per certi versi, più grave di quanto si potesse immaginare. Grave perché, ad una situazione debitoria superiore ai 10 milioni di euro, si affiancava un’assoluta mancanza di trasparenza degli strumenti economici di rendicontazione e previsionali che, nel corso degli anni, dovevano essere approvati.

Prendendo spunto da questo assioma cerchiamo di fare luce su quanto è accaduto dopo ripercorrendo, passo dopo passo, la strada che ha portato al dissesto.

Prendiamo, come testo per ricostruire questa vicenda, l’ultima Deliberazione della Corte dei Conti (n.1/2013), depositata in data 10/01/2013 e che fa seguito all’adunanza del 13/12/2012 a cui ha partecipato il Sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina.

La Deliberazione, con cui l’organo di controllo ha ritenuto di “poter accertare la presenza della condizione di insolvenza dell’ente prevista dall’art. 244 del TUEL per la dichiarazione dello stato di dissesto finanziario”, contiene al suo interno, infatti, importanti giudizi sia sull’operato delle amministrazioni precedenti sia su come sia stata affrontata la situazione dall’amministrazione attuale.

Qual era, in sintesi, lo stato delle cose prima dell’adunanza dell’11 luglio 2011, nel corso della quale è stato ascoltato per la prima volta il Sindaco Rosario Lapunzina. Quali criticità si riscontravano? Quanto grave era la situazione?

Corte dei Conti
Corte dei Conti

In soccorso ci vengono le parole presenti nel testo della Deliberazione: “A seguito dell’esame dei rendiconti della gestione degli esercizi 2008 e 2009 del Comune di Cefalù, sulla base delle relazioni predisposte dall’organo di revisione ai sensi dell’art. 1, commi 166 e 167, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, questa Sezione del controllo ha rilevato l’esistenza di gravi criticità nella gestione finanziaria dell’ente come evidenziato nelle proprie deliberazioni n. 148/2010/PRSP del 28 ottobre 2010, e n. 128/2011/PRSP del 13 luglio 2011. Il Comuneoltre a non avere mai adottato e trasmesso a questa stessa Sezione, per gli adempimenti di cui all’art. 1, comma 168, della legge sopra citata, le misure correttive richieste con le predette deliberazioni, alla fine dell’anno 2011, non aveva ancora provveduto all’approvazione del bilancio di previsione relative allo stesso esercizio finanziario, né tantomeno del rendiconto della gestione dell’esercizio 2010.”

Sotto esame erano quindi, ormai da tempo, gli strumenti di rendicontazione relativi agli anni 2008 e 2009, a cui si univano le perplessità sulla gestione degli anni 2010 e 2011 che non poteva essere chiara a causa della mancata approvazione di documenti necessari. Un caos.

Andando più nel dettaglio, quindi, le criticità riscontrate erano queste:

  • l’irregolare gestione dei residui attivi, con particolare riferimento al mantenimento nel conto del bilancio di residui insussistenti o inesigibili;

  • la mancata adozione di misure correttive a seguito delle pronunce specifiche della Sezione relative al rendiconto della gestione degli esercizi 2008 e 2009 e al bilancio di previsione dell’esercizio 2011;

  • l’inattendibilità del risultato di amministrazione degli esercizi 2008 e 2009;

  • la mancata approvazione del rendiconto della gestione dell’esercizio 2010 e del bilancio di previsione dell’esercizio 2011;

  • l’ingente mole di debiti fuori bilancio privi di copertura finanziaria;

  • la cronica carenza di liquidità di cassa e il reiterato ricorso ad anticipazioni di tesoreria inestinte al termine dell’esercizio per importi rilevanti;

  • il ritardato pagamento dei creditori e l’esistenza di azioni esecutive sul patrimonio dell’ente;

  • la condizione di ente strutturalmente deficitario per il mancato rispetto dei parametri previsti dal D.M. 24 settembre 2009.

Su tale situazione, come ricordato in precedenza, l’11 luglio 2012, è stato sentito il parere del Sindaco Lapunzina “il quale ha sostanzialmente confermato l’esistenza delle criticità contestate, imputandone la causa alle gravi e reiterate irregolarità contabili intervenute, soprattutto, negli esercizi dal 2002 al 2006”.

(CONTINUA…)

 

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