Lettera aperta di Simona Vicari in merito al dissesto finanziario

Simona Vicari
Simona Vicari

In tanti, in questi giorni mi sollecitano ad esprimere un giudizio sulla situazione economica del Comune di Cefalù e sulla recente sentenza della Corte dei Conti che ne ha sancito il dissesto finanziario.

In primo luogo voglio evitare di ripetere quanto ho già avuto modo di spiegare più volte, anche nel corso dei miei  passati comizi, sulla non riconducibilità dei debiti del Comune alla gestione amministrativa della mia Giunta. A mio giudizio la decisione della Corte costituisce la piú eclatante dimostrazione di quanto sia importante per un Comune essere amministrato da soggetti intelligenti e competenti, oltre che  onesti nell’animo e nei comportamenti.

Non sarà infatti sfuggito, nemmeno al piú disattento lettore, che la dichiarazione di dissesto poteva essere evitata se l’attuale sindaco, anziché dedicare il proprio tempo alla ricerca di asserite magagne da attribuire alle precedenti amministrazioni, si fosse impegnato a programmare serie misure correttive, così come la Corte gli aveva richiesto al fine di rientrare dal debito. Ed invece nulla di tutto questo è giunto dal sindaco, se non una approssimativa programmazione, frutto probabilmente di incompetenza e presunzione.

E così le sensazioni, o meglio i sentimenti, che ho provato leggendo il deliberato, sono di profonda amarezza per quanto Cefalu sta subendo, e di tenerezza nei confronti di un sindaco che si é tanto pubblicizzato ed agitato senza peró concludere nulla, anzi, dando dimostrazione della propria incompetenza, è riuscito a convincere ancor di piú i giudici della giustezza della loro decisione. Quest’ultimo sentimento é poi divenuto ancor piú forte vedendo il sindaco  premurarsi a pubblicare quelle sole due righe della sentenza dove gli é stato dato atto dell’inutile impegno profuso, facendo peró contestualmente finta di ignorare, o di non essersi accorto, di quante volte nel corpo della medesima sentenza i giudici hanno rilevato la sua incapacità e la sua inadempienza nell’adottare idonee misure correttive. Non è un caso se nessuna delle misure da lui proposte e’ stata dalla Corte ritenuta valida o, comunque, validamente formulata .

E dire che non era difficile approntarle, non foss’altro perché quasi tutti i Comuni della Sicilia si trovano in crisi economica, ed in molti casi vivono una sofferenza più pesante di quella di Cefalú. Basti pensare ai debiti di Messina (oltre 180 milioni), Catania (500 milioni) o Palermo (800 milioni), Comuni per i quali non si discute di alcun dissesto finanziario, che invece adesso riguarda Cefalú. Un ente con immense potenzialità, ma che è stato dichiarato in dissesto per una esposizione debitoria di poco piú di 12 milioni.

Caro sindaco, forse, come lei sostiene, avrò sperperato denaro del Comune in consulenze, ma sono sicura che, se lei avesse avuto nell’occasione un pó piú di umiltà e meno arroganza, con l’assistenza di uno dei miei vecchi consulenti, a cui va il mio ringraziamento se sono riuscita a portare il reddito medio pro capite dei cefaludesi al livello piú alto rispetto a quello di tutti i comuni della provincia di Palermo (Rapporto annuale della Banca d’Italia del 2000), avrebbe facilmente presentato alla Corte quelle misue correttive richieste, evitando così alla cittadinanza, e soprattutto alla parte produttiva di essa, la iattura di un dissesto finanziario che la città di Cefalú non merita.

 Simona Vicari

 

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