LE MADONIE ALLA SPEDIZIONE DEI MILLE

Nel 152° anniversario dell’Unità italiana, tema spesso messo in crisi da scissionisti vari, e a un giorno dall’elezione della terza donna nella storia dellalAPIDE STEFANO TEDESCHI ODDO Repubblica, Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, del Paese dalla “Costituzione più bella del mondo”, mi piace ricordare che tra i giovani della spedizione garibaldina dei Mille, ci furono due madoniti. Uno era nato a Gratteri, il 19 marzo del 1831, si chiamava Giuseppe Bonafede, direttore del Giardino di acclimatazione di Palermo, più celebrato dell’altro, Stefano Tedeschi Oddo, nato ad Alimena il 29 maggio 1836, di nobili origini. Quest’ultimo partì il 5 maggio da Quarto per partecipare alla liberazione della Sicilia, col sogno e la determinazione di unire l’Italia. Il garibaldino alimenese era un Tenente medico e si era distinto per le sue doti, militari e professionali, nelle più importanti battaglie risorgimentali combattendo a Palestro, Magenta, Solferino e San Martino con l’esercito piemontese. Francesco Crispi in persona sigillerà i meriti di condottiero e l’abnegazione di medico in una lettera autografa, conservata dalla bisnipote Adriana, datata 7 settembre 1881. Si legge:“il dottor Stefano Tedeschi Oddo fu il solo a Calatafimi che dopo enormi battute curò i nostri feriti e prestò non solo l’opera sua come chirurgo ma come soldato.” A Calatafimi il Tedeschi salvò vite umane e a Vita improvvisò col Ripari un Ospedale. Raggiunse Garibaldi a Gibilrossa e combattè a Milazzo. Garibaldi, entrando a Messina, lo nominò Capo Chirurgo divisionale dell’Ospedale Militare col grado di Maggiore. Fu insignito di tre medaglie d’argento al valore militare. All’Istituto di Storia Patria di Palermo si trovano documenti e foto che attestano quanto scritto e nella stessa città nel 1886, all’ingresso del Giardino Inglese gli fu innalzato un busto marmoreo e per l’inaugurazione l’avvocato Antonino Traina pronunciò un discorso commemorativo, dal quale riporto alcune parole:“Questi sono gli esempi da imitare, queste sono le azioni che onorano l’umana schiatta, e che i Greci e i Romani avrebbero con civiche corone premiato”. La società dei reduci delle Patrie battaglie fece pubblicare il discorso dalla tipografia Editrice Oliveri-Gigante di Palermo. Gli fu intestata una via palermitana nei pressi di Piazza Indipendenza. Nel suo paese natio, solo negli anni novanta, gli verrà dedicata una via, peraltro secondaria. Morì a soli 46 anni il 20 maggio 1882. Sulla lapide, al cimitero di Alimena, sono ricordate le gesta e l’essere stato sollievo dei poveri infermi, dopo essersi ritirato a vita privata, nel suo, in fondo smemorato paesino.

Mirella Mascellino

 bUSTO AL GIARDINO INGLESE

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