Napolitano bis: M5S e SEL fuori dai giochi

Dopo tre giorni di votazioni inconcludenti e dopo parecchio parlare di diversi “papabili”, ora è ufficiale. Sarà Giorgio Napolitano, a  88

 Giorgio Napolitano
Giorgio Napolitano

anni suonati,  il nostro “nuovo” Presidente della Repubblica, unico nella storia repubblicana ad essere stato scelto per un secondo mandato. Doppio primato per il Presidente Napolitano: dopo essere stato il primo ex-pci a raggiungere la carica più alta, ora è anche il primo a ricevere dalle camere la rielezione a Capo dello Stato.

Dopo aver rifiutato la candidatura negli scorsi giorni, Napolitano ha ceduto alle pressioni ricevute da tutte le forze politiche, escluso il movimento cinque stelle e la sinistra vendoliana, e il suo nome, proposto al sesto scrutinio, è stato votato dalla stragrande maggioranza dei grandi elettori, per un totale di 738 voti, sostenuto dalla totalità dei rappresentanti di Pd, Pdl, Scelta civica e Lega Nord. Il Presidente uscente si è visto a suo dire costretto ad una assunzione di responsabilità, seguita alla debacle dei candidati Marini e Prodi, puniti entrambi da franchi tiratori del loro stesso partito. Beppe Grillo e i suoi “cittadini eletti”, continuano fino all’ultima votazione a sostenere il candidato da loro proposto e votato alle “quirinarie”, Stefano Rodotà, per poi gridare al colpo di stato dopo il risultato della votazione definitiva. Anche Rodotà ha preso le distanze dalla “sparata” a cinque stelle,  convinto che le decisioni dell’assemblea si muovano sempre e comunque “nell’ambito della legittimità costituzionale”.

Solo nel nome di Giorgio Napolitano le altre forze politiche hanno finalmente trovato una quadra, dato il fallimento delle contrattazioni su un nome condiviso da presentare agli elettori per l’elezione, che hanno visto sgretolarsi sotto i colpi dei francs-tireurs il partito più rappresentato nell’assemblea. E’ stato questo forse il colpo di scena più grande di questa elezione al Quirinale, e non tanto il numero di scrutini (ce ne vollero ben 23 per eleggere Leone, 21 per Saragat, e  –  più di recente –  16 per Pertini e Scalfaro). La lotta intestina al Partito Democratico ha portato infatti alle dimissioni del Segretario Bersani e di Rosy Bindi dal suo ruolo di Presidente del partito, frantumando il partito in una serie di correnti, ben più delle due costole che avevano portato alla lotta con Renzi alle primarie, affossando prima la candidatura di Franco Marini, presa di concerto con il Pdl, e poi quella di Romano Prodi, che al quarto scrutinio di ieri ha raggiunto un risultato assai modesto, non giustificabile con la defezione del sostegno del Pdl.

Anche il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando si è espresso sulla rielezione sostenendo che ci troviamo di fronte alla “conferma della condizione di emergenza politica e democratica, che sancisce la morte del sistema tradizionale dei partiti in Italia”, auspicando la costituzione di una vera e propria Assemblea Costituente.

Con Grillo che promette una nuova marcia su Roma e l’estrema sinistra scesa in piazza, l’urgenza rimane il nuovo Governo, in sospeso ormai da 55 giorni, di cui Napolitano dovrà farsi di nuovo carico, speriamo questa volta con risultati più positivi, virando forse verso le larghe intese.

 

 Arianna Paruscio

POTREBBE INTERESSARTI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *