TAR: chiuso il punto nascite di Cefalù

E’ di queste ore la bocciatura  del ricorso presentato al TAR da diversi comuni delle Madonie, in merito alla decisione dell’Assessorato regionaletribunale_3 alla Sanità e alla Presidenza della Regione di chiudere il centro nascita di Cefalù .
A nulla sono valsi gli sforzi degli amministratori madoniti, con Cefalù in testa, nell’opporsi ad una decisione che penalizza una comunità di oltre quarantamila persone.

Le motivazioni che portarono l’assessorato regionale alla Salute a preferire il punto nascita di Termini Imerese, oltre quelle già esposte riferite alla razionalizzazione dei costi ed alla preferenza di un presidio ospedaliero di totale appannaggio pubblico, pare risiedano in una sorta di conflitto, con la mission del  S. Raffaele Giglio – centro d’alta specializzazione oncologica .Inoltre, secondo l’assessorato ed oggi confermato dai giudici, il punto nascite di Termini Imerese, unico rimasto in vita nel comprensorio Cefalù- Termini – Madonie, pare sia il più facilmente raggiungibile dai centri alto-madoniti. Infine, ad ostare, la preferenza del punto nascite della perla del Tirreno , pare sia stata la peculiarità della composizione pubblico/privata che pare non permetta un semplice inquadramento della struttura, nell’una o nell’altra categoria
Un parere più politico che tecnico. Ieri la preferenza del Pubblico sul privato adottata dall’Assessorato ed oggi confermata dalla magistratura amministrativa. Infatti in base a quanto si apprende dalla sentenza “ha, pertanto, deciso di mantenere in vita quello di Termini Imerese, valorizzando principalmente la circostanza che si trattava di una struttura pubblica” e ancora  “se si fosse trattato di due presidi ospedalieri pubblici, sarebbe stata censurabile la mancata valutazione della qualità del servizio offerto alla donna gravida. Trattandosi, però, di strutture aventi diversa natura, gli elementi indicati sono da ritenersi recessivi”.

Risulta chiaro dalla lettura della sentenza del Tar che non è stata presa in valutazione, se non marginalmente, la qualità del servizio offerto dal nosocomio cefaludese, penalizzato e discriminato perché non pubblico. Appare anacronistico e discutibile, privilegiare una struttura pubblica quasi “per partito preso” magari a scapito della tutela della salute.

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