Storia di un ministro congolese che finì, suo malgrado, con l’unire l’Italia

Già dal  primo giorno, l’insediamento del Ministro Kyenge ha provocato non pochi mal di pancia a tanti politici e cittadini. Il Ministro per l’integrazione giunto da Kambove, nella provincia congolese del kyenge2222Katanga – ma con una Laurea presso l’università del Sacro Cuore di Roma – specie per la sua proposta d’introduzione  dell’acquisizione della cittadinanza attraverso lo “ius soli”, ovvero come conseguenza di nel territorio di un dato stato, ha fatto storcere il naso ai tanti conservatori e reazionari che credono fermamente nello “ius sanguinis” e che di altro non vogliono sentir parlare.
Tutto questo, ovviamente, non ha fermato il ministro centrafricano che, al contrario, aveva addirittura puntato ad un ‘testimonial’ che veste la maglia degli azzurri – Balotelli nda – per portare avanti la sua battaglia ché, a sua detta, “E’ l’Italia che lo vuole” e le sue prese di posizione hanno già avuto parecchio seguito (o casi di emulazione, dipende dall’opinione) come per esempio a Palermo o a Cefalù. Nella città normanna infatti, da circa una settimana, è stato avviato l’iter per conferire la cittadinanza onoraria ai bambini nati a Cefalù da genitori stranieri. Mentre nel capoluogo siciliano, Orlando ha proposto di conferire la cittadinanza italiana a tutti gli stranieri residenti a Palermo ed è stata già concessa ai bambini delle scuole medie di origine straniera.
Tutto questo revanscismo multietnico, il continuo inneggiare al multiculturalismo, spesso ideologizzato, non poteva che risvegliare i sopiti animi identitari, anche alle latitudini, forse, più improbabili.
Infatti anche in Sicilia non si è fatta attendere la levata di scudi dei difensori del diritto di sangue – ovvero è italiano solo chi nasce da genitori italiani – ed ahimè il ministro dell’integrazione ha subito offese a sfondo razziale.

A Modica (Rg) un consigliere comunale, Giuseppe Grassiccia, sul proprio profilo Facebook, ha “invitato” il Ministro Cécile Kyenge a tornare in Congo – paese di origine della donna – ed ha sostenuto che gli immigrati clandestini vengono accolti in strutture di eccellenza e con tappetto rosso.
Pochi giorni fa invece protagonista di un simile episodio, ma indubbiamente più virulento, era stato il bergamasco Roberto Calderoli, Vicepresidente del Senato, che aveva così commentato: “Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango. Affermazione che gli è costata un’indagine per diffamazione aggravata dall’odio razziale avviata dalla Procura di Bergamo. Anche da parte dell’Onu è arrivata una dura contestazione alle affermazioni di Calderoli: Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissario Onu per i diritti umani ha sostenuto che si tratta di “un’affermazione assolutamente scioccante per chiunque la faccia, ma ancor di più se a formularla è una persona che è stata ministro del governo in passato e che ha un ruolo importante”.

In seguito alle affermazioni da parte di Calderoli, che hanno fatto il giro dei principali quotidiani, sembra che più di un’esponente politico abbia colto l’occasione per rincarare la dose, in particolare attraverso i social network. E’ il caso Agostino Pedrali, assessore ai Servizi sociali del comune di Coccaglio, nella bassa bresciana che, nei giorni scorsi, ha aggiunto sul suo profilo una foto di una scimmia accostata al volto del ministro Kyenge scrivendo: «Separate alla nascita».
Fioccate anche le prime condanne: Dolores Valandro, ex consigliere di circoscrizione patavina in quota lega, è stata condannata ad un anno e un mese e all’interdizione per tre anni dai pubblici uffici per aver postato su Facebook un commento sulla ministra di colore: “Mai nessuno che se la stupri…”.
Il Ministro Kyenge, dal canto suo, sembra aver preso con rara flemma e senso di responsabilità le offese ricevute: “si deve andare oltre i fatti personali. In questo momento preferisco non dare giudizi sulle persone. Io vorrei che l’Italia andasse avanti. Quando il ministro Calderoli mi ha chiamato per farmi le sue scuse, io le ho accettate”.

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