Geopolitica dei trasporti: la grande partita si gioca in Eurasia

La Storia è maestra di vita ma anche di paradossi e (tardive) rivincite. Ad esempio, a distanza di un secolo, tornano attuali reali, vere, persino drammatiche le previsioni sulla centralità strategica dei trasporti e delle trans2comunicazioni nel “grande gioco” per la primazia sul “sistema mondo”, formulate da Sir Halford Mackinder, uno dei padri della geopolitica occidentale.

Nel 1904 il geniale professore tratteggiò con precisione, in una celebre conferenza alla Royal Geographical Society sul “Perno geografico della storia”, gli scenari attuali. Basandosi su logica e intuizione, Mackinder — uomo di forte complessità ideologica — previde per tempo l’inevitabile declino della talassocrazia angloamericana (il Sea power tanto caro agli ammiratori dell’ammiraglio Mahan) a fronte di un’Eurasia (l’Hearthland) nuovamente padrona dei suoi traffici e, di conseguenza, del proprio destino.

Al tempo le tesi del geografo fecero scandalo, i “navalisti” guidati da Churchill rimasero scandalizzati: per loro la sicurezza dell’Impero britannico era incentrata sul dominio delle rotte transoceaniche e sulla potenza della Navy. Un duplice primato che il Regno Unito riuscì a conservare sino all’inizio del Novecento per poi cederlo, con qualche brontolio ma senza troppi traumi, ai cugini d’oltre Atlantico.

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