Ius soli, clandestinità e le associazioni “umanitarie” che ci guadagnano

Che dire dell’abolizione del reato di clandestinitàattuata dalla Commissione Giustizia del Senato sull’onda emotiva delle recenti stragi di migranti nel Canale di Sicilia e della di poco precedente risoluzione approvata immigrati-africanidal Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna di concedere la cittadinanza onoraria ai bambini nati in Italia da cittadini stranieri, magari da estendere poi anche a quelli nati in Italia da stranieri clandestini?

Con la fine del comunismo classico (c’è solo la Corea del Nord che ancora resite, giacché persino Cuba sta rivedendo alcuni concetti come ad esempio l’inezia di poter uscire liberamente dal paese) alla base trinariciuta emiliana, che aveva idolatrato il baffuto Stalin e l’idea della giustizia sociale intesa come uguaglianza economica, visto che l’ammazzare preti non dava risultati, col tempo non è rimasto che attaccarsi, bontà sua, ai diritti civili degli individui. Non tanto ovviamente a quello di proprietà, cosa ancora indigesta e da metabolizzare con calma, anche se più di qualche dirigente di partito in realtà l’ha fatto con grande celerità. Infatti, per cosa sarebbero state inventate le COOP che, tra l’altro, hanno mandato in rovina migliaia di piccole imprese commerciali autonome, se non per arricchire partito e dirigenti, facendo passare ai militonti (o zoccolo “duro” del partito) per collettiviste operazioni che in realtà non profumavano di prosciutto ma di accumulazione di capitali?

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