I primi due sono stati Casandrino e Taurianova, rispettivamente in provincia di Napoli e Reggio Calabria con provvedimenti del 2 agosto 1991. L’ultimo, in ordine di tempo, Sedriano, provincia di Milano, con decisione del Consiglio dei Ministri arrivata nella tarda serata dello scorso 13 ottobre, in tandem con un altro comune calabrese: quello di Cirò, in provincia di Crotone.
Così, in dodici anni la geografia dei comuni sciolti per mafia da parte del Consiglio dei Ministri, si è evoluta da Sud a Nord. Perché se l’amministrazione di Sedriano è la prima in Lombardia ad assistere all’arrivo dei commissari prefettizi a causa delle infiltrazioni mafiose al palazzo del comune, non si può dire la stessa cosa di tutto il Nord Italia, che già nel 1995 deve fare i conti con lo scioglimento del comune di Bardonecchia, dove spadroneggiava “il padrino di Bardonecchia” Rocco Lo Presti.
Due inchieste, la prima nel 1984 e la seconda verso la fine del 1994, vedono i clan infiltrarsi negli appalti pubblici nell’alta Val di Susa, fino allo scioglimento del comune di Bardonecchia. Lì, scrissero i commissari, era evidente «l’esistenza di condizionamento degli amministratori da parte della criminalità organizzata».
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