Si è autoproclamato “reggente provvisorio” di un nuovo Stato, nato dalla separazione in due della Sicilia, e, ricorso dopo ricorso, è arrivato davanti alla Corte di Cassazione affinché venisse riconosciuta la nuova realtà geografica e politica. Giuseppe Mignemi, questo il nome del fantasioso ricorrente, ha portato in tribunale un prefetto e un magistrato della Corte dei Conti per ottenere “la condanna dello Stato italiano alla spartizione della Sicilia in due zone”. In particolare: una indipendente e neutrale, l’altra autonoma, a Statuto incompleto “da sessant’anni per ostruzionismo e complotto politico del governo unitario e accentrato a Roma”.
Gli ermellini si sono tolti dall’imbarazzo di pronunciarsi sulla divisione o rinviare le carte alla Corte Costituzionale, come richiesto in subordine dal ricorrente, per il semplice fatto che Mignemi ai tre gradi di giudizio si è presentato senza un avvocato, cosa impossibile secondo il nostro Codice di procedura penale. Quindi nella sentenza N. 24517 della Sesta sezione civile, pubblicata oggi, la vicenda viene riassunta punto per punto. L’uomo aveva chiesto che l’Italia fosse condannata a comunicare alle Nazioni Unite la sentenza, affinché queste potessero inviare degli ispettori.
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