I CORALLI E LE BARRIERE CORALLINE (di Italo Piazza)

Le barriere coralline sono tra le più straordinarie strutture presenti in natura, costruite nell’arco di centinaia o addirittura migliaia di anni da piccoli animali imparentati con gli anemoni di mare. Il loro misterioso mondo, di una impressionante bellezza, brulica di una sorprendente abbondanza di vita in tutte le sue forme. Ma ciascuna creatura delle barriere occupa un posto specifico in questo ecosistema, che è tra i più diversificati e biologicamente produttivi del nostro pianeta, il corrispettivo marino delle foreste tropicali. Ogni singolo animale, dal più minuscolo gamberetto alla più grande cernia, riesce a sopravvivere agendo sulla barriera a proprio vantaggio, sfruttando la particolare nicchia alla quale si è adattato.
Greenpeace-Barriere Coralline, di cui ci serviamo delle splendide foto, fornisce un quadro complessivo del funzionamento di questo sorprendente mondo,un ecosistema la cui ricchezza non ha rivali e che riesce a svilupparsi rigogliosamente nelle acque tropicali, le quali sono povere di sostanze nutritive. Ci viene presentata una fitta schiera di affascinanti creature. Nel corso dei secoli, le barriere hanno dimostrato straordinarie capacità di ripresa, sono sopravvissute alla violenza dei cicloni tropicali e ad altri disastri naturali, per poi rigenerarsi. Ma purtroppo ciò che minaccia la salute e in alcuni casi la sopravvivenza delle barriere sono le attività umane, in mare e sulla terraferma.Raccolta eccessiva, Inquinamento, sviluppo costiero e agricoltura intensiva, sono tutti fattori determinanti, ed il generale aumento di temperatura nel pianeta, è responsabile di uno dei più impressionanti danni alle barriere coralline: la decolorazione, in virtù della quale Coralli, Spugne,Gorgonie e Crinoidi che sembrano gioielli perdono le loro tonalità.
Grazie alle conoscenze ed all’esperienza di Greenpeace, vi sono libri, video,giornali che ogni giorno analizzano e informano il mondo dei problemi che minacciano le barriere coralline, e la loro gravità. Riconosco, che qualsiasi piano per la loro salvezza deve necessariamente fare affidamento sulle popolazioni la cui esistenza è legata alla salute delle barriere ed è sempre dipesa dalla ricchezza che una barriera in perfette condizioni può fornire. La loro profonda conoscenza della vita delle barriere, al cui confronto la preparazione scientifica perde valore, è di importanza cruciale nel tentativo di salvare questo inestimabile patrimonio di piccolissimi polipetti invisibili ad occhio umano, ma talmente intelligenti misteriosi e suggestivi, dal fatto che il fatidico “rito” della riproduzione, si verifica nella seconda notte di plenilunio in tutti gli oceani, come se un circuito globale li unisse e li rendesse partecipi di inondare gli oceani di miliardi di miliardi di spore di coralli di ambo i sessi in modo di permettere il fecondarsi e formare così altre colonie di coralli. Questo lo chiamerei il miracolo della natura. I Cartaginesi li adoperavano come antibiotici, e gli antichi aristocratici del Giappone li consideravano una specie di Viagra. Vivono nel Mediterraneo le varietà più pregiate per collane e cammei.
Se ciascun individuo emettesse isolatamente uova e sperma ,( Vedi foto N° 022 la Tridacna gigas ), per la sua discendenza non ci sarebbe infatti storia: i pesci farebbero razzia di quel liquido bianco. Un grande conoscitore del mare e dei suoi abitanti, Alan Davidson, ha fissato con vivide descrizioni le caratteristiche di queste che tuttora rimangono creature misteriose per la maggior parte di noi.” A vederli così”, afferma Davidson ” i coralli sembrano creature vegetali passive alla mercè dei predatori. In realtà è così solamente in parte, perche durante la notte espandono i loro mille piccoli tentacoli, culminanti in altrettanto piccoli ma micidiali arpioni, con i quali prima trafiggono e poi afferrano un numero strabiliante di piccole prede. Quello dei coralli è uno dei cicli vitali più straordinari. Pensate:ogni polipo si costruisce un proprio guscio calcareo e, servendosi anche dell’aiuto di alghe microscopiche con le quali vive in simbiosi, edifica l’imponente struttura della colonia di cui fa parte. Nei mari tropicali questi “alberi” sono alti anche due metri; nel Mediyterraneo, dove oggi il corallo sopravvive alla profondità dai 20ai 200 metri (l’ultimo limite che si può permettere), i “rami” si estendono al massimo per 30 centimetri.
img022Davidson si riferisce al corallium rubrum (corallo rosso) e al Parantipathes larix (corallo nero o antipate), due varietà pregiate che sono state oggetto attraverso i secoli di raccolta intensiva (come avevo detto in precedenza), e che presto si estingueranno se le leggi più severe non verranno emanate a loro protezione. Non parliamo poi della varietà di colore rosa pallido ( i famosi coralli che i francesi chiamano ” peau d’ange” e noi ” pelle d’angelo”: la sua quantità si è ridotta disastrosamente e il suo costo è salito alle stelle. Il corallo rosso, quello nero e il “pelle d’angelo” vengono lavorati e trasformati per lo più in collane, mentre dei loro rami più consistenti ci si serve per l’incisione dei cammei. Questo commercio è tutt’ora attivissimo ma è poca cosa a fronte di quello di cui il corallo è stato oggetto Prima di Tiberio, molti abitanti delle rive del Mediterraneo (cartaginesi in testa) avevano fatto incetta di corallo per ricavarne medicamenti e ricostituenti.
A lungo si è creduto che questa pratica fosse dissennata: in realtà non lo era affatto in quanto la moderna scienza ha dimostrato che molte varietà di corallo contengono potenti sostanze batteriche. Attualmente negli Stati Uniti e in Giappone, si sta studiando la composizione di alcuni coralli in vista di un loro possibile impiego nella lotta contro il cancro. Del resto, che il corallo avesse virtù terapeutiche o comunque benefiche erano convinti anche molti studiosi del secolo dei Lumi. A metà del Settecento, alla corte di Francia c’era chi, come Tiberio, riteneva le infusioni di corallo fresco un afrodisiaco, mentre gli aristocratici giapponesi consideravano la Heliopora coerulea (una varietà di corallo azzurro) alla stregua di una specie di Viagra. Finemente triturato, questo corallo veniva aggiunto a mò di condimento a parecchi piatti di carne e pesce, provocando effetti che uomini e donne definivano “entusiasmanti”.
In realtà, come non è difficile immaginare, di afrodisiaco la Heliopora coerulea non aveva nulla, se non un fortissimo effetto irritante con conseguente tumefazione dei tessuti in area genitale. Abbiamo detto che la maggior parte dei coralli pietrificati è formata da colonie di piccolissimi individui, simili ad anemoni, chiamati polipi, che vivono in simbiosi con alghe monocellulari (le zooxantelle). Queste alghe, per vivere, hanno bisogno di luce, ed è per questo che le grandi Barriere coralline si trovano in acque poco profonde e cristalline. Solamente la parte superiore della barriera è formata da polipi vivi, che costruiscono i propri scheletri al di sopra di quello degli individui morti. “Per i coralli”, ha detto Coutsteau ” la notte non è favorevole soltanto per la riproduzione o per la caccia che danno ai piccoli organismi. E’ di notte, infatti, che si svolge la maggior parte delle loro funzioni.
Mentre i coralli molli e i Gorgonari, che sono privi di uno scheletro pietroso, possono cibarsi del plancton senza esporsi a rischi eccessivi, i coralli pietrificati si comportano in maniera diversa a seconda del mare in cui si trovano. Nel Mediterraneo espandono i loro “tentacoli”, giungendo a diventare fosforescenti per attirare le loro prede; nel Mar Rosso e nei mari caldi in genere, dove i predoni sono più numerosi e di notte a essi si uniscono quelli più grossi, i piccoli polipi si ritirano nelle loro strutture calcaree accontentandosi di fulminee sortite per cacciare. Non esiste una mappa dei coralli. Si può dire soltanto che essi prosperano dall’Equatore fino al Circolo Polare Artico. Parenti degli anemoni e delle meduse, i coralli presentano una strabiliante varietà di forme: a fungo, a corolla di fiore, a ramo d’albero. In parecchi casi i loro “scheletri”, come sappiamo, sfoggiano invitanti colorazioni. Lassù, sotto le gelide acque del Circolo Polare, di recente una spedizione australiana ha scoperto una colonia di coralli mai vista: una distesa di “ventagli” bianchi con le estremità dei rami tinte di rosso fuoco.
img003Le foto numero 002 e 003 mostrano l’incredibile spettacolo offerto dal protrarsi dell’acqua, durante le ore notturne, dei piccoli polipi di Alcynaria, una varietà di corallo “molle” molto diffusa nel Mar Rosso e negli altri bacini tropicali. Quelli che vediamo sono polipi privi di scheletro, mentre i loro “cugini” che formano le grandi barriere coralline o anche i coralli mediterranei, da cui vengono ricavate collane e cammei, si costruiscono attorno una struttura pietrosa. L’unione di milioni di individui dà luogo a grandi colonie che assumono fantastiche forme. Il più grande agglomerato di coralli esistente è quello della barriera corallina Australiana, che si estende per più di duemila chilometri ed è la più importante struttura costruita da organismi viventi. Nei nostri mari i coralli sono ancora presenti ma rischiano di sparire a causa della raccolta intensiva di svariate organizzazioni Italiane e straniere, col pretesto di studiare la nostra fauna.

img039La foto N°039 mostra il Corallium rubrum chiamato comunemente ( oro rosso del Mediterraneo), conosciuto come abbiamo detto dagli antichi. Secondo una leggenda, Perseo, dopo aver ucciso Medusa, ne appoggiò per un attimo il capo reciso su uno scoglio; il sangue sgorgato dalla testa tagliata intrise le alghe e le trasformò (era questa la specialità di medusa) in rosse pietre che finirono tra le onde sul fondo del mare dove diedero origine al corallo.
Le foto N° 725-726-727-728 appartengono ai coralli a fungo ( specie Fungia) vengono spesso prelevati per farne curiosità marine; ora fanno parte dei coralli elencati nel CITES. Si tratta di specie coralline insolite in quanto non crescono attaccate alla barriera come molti altri coralli duri, il che li rende di facile raccolta nelle acque calme delle lagune o nelle pozze d’acqua sulle barriere dove generalmente si collocano. Più che in colonie, crescono individualmente e ogni fungo, così denominato perche rassomiglia alle lamelle della parte inferiore di un fungo, rappresenta un enorme polipo.
img018Un’altro pericolo per le scogliere coralline viene da una stella marina, l’ Acanthaster planci (nella foto N°018 e poi, attaccata dalla sua acerrima nemica la: Charonia variegata (Lamarck 1816).Le stelle marine chiamate anche “corone di spine”, attorno a un barriera corallina Australiana, possono provocare seri danni quando operano a gruppi numerosi. Nella foto 053 mostra una stella marina che si ciba di corallo e che lascia dietro di se un bianco e spoglio scheletro. Nelle altre foto N° 054-055-064-065-066 si vede la stessa stella marina attaccata dalla voracissima Charonia variegata. Il tritone gigante, (difensore delle barriere coralline) viene raccolto indiscriminatamente in gran quantità per utilizzare il pregio commerciale delle sue conchiglie, per un pregiato sopramobile ,o della sua carne molto prelibata, c’è chi ha avanzato l’ipotesi che l’eccessiva raccolta dei Tritoni abbia provocato l’esplosione “demografica” di “corone di spine”, che in mancanza dei Tritoni, questi, attaccano a centinaia le scogliere coralline,provocando a volte l’inondazione di atolli tropicali popolati da tribù locali. Ora in alcune zone tropicali, le corone di spine vengono ricercate e bruciate scongiurando così altri traumi per le scogliere locali.
Le foto dei coralli sono stati presi dal libro: Greenpeace “Barriere Coralline” Ediz. Calderini . e dagli archivi privati del sottoscritto. L’articolo è stato scritto con la collaborazione di Jeffrey L. Rotman.

Italo Piazza
Editorialista-Malacologo

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