Palermo, 18 dicembre 2014 – Nei giorni scorsi la giunta regionale ha dichiarato di essersi costituita parte civile nel procedimento giudiziario per reato ambientale che riguarda la discarica di Mazzarà. Adesso, a gran voce, i deputati regionali del Movimento 5 Stelle chiedono che la Regione si costituisca parte civile anche nel processo scaturito dall’operazione di polizia “Terra Mia”, la cui prima udienza si terrà il 15 gennaio prossimo. A tal proposito è già stata presentata una mozione all’Ars, prima firmataria la deputata 5 Stelle Angela Foti. “Proprio la Regione è la prima vittima dello scandalo che ha investito il settore rifiuti in Sicilia, – afferma la parlamentare Foti – subendo danni all’ambiente, all’immagine, e ovviamente danni morali e patrimoniali”. “E’ indubbio, inoltre, – aggiunge la deputata M5s – che i reati commessi dal funzionario Cannova, e dagli altri soggetti coinvolti nello scandalo rifiuti, abbiano messo a repentaglio la salute pubblica”.
Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione ha di recente dichiarato che “l’attività corruttiva è tipica della mafia; per tenere legati le istituzioni e l’apparato burocratico, le organizzazioni mafiose ricorrono alla corruzione più che agli atti intimidatori”. “Ed è proprio la corruzione, dilagante in tema di rifiuti, che va combattuta con tutti i mezzi a disposizione della politica; – questo l’appello della Foti al presidente Crocetta – troppi sono stati, infatti, i processi che hanno contribuito a mettere in luce il dato quasi inconfutabile che la gestione delle discariche in Sicilia sia in mano a clan facenti parte di cosche mafiose e di malaffare”. La deputata ricorda che l’art. 4 della legge regionale n.15 del 2008, recante le “Misure di contrasto alla criminalità organizzata”, pone un vero e proprio obbligo in capo alla Regione di costituirsi parte civile nei processi di mafia.
Il caso: L’operazione “Terra mia”, condotta dalla Polizia di Palermo, ha indotto il Gup di Palermo a rinviare a giudizio, per corruzione, Gianfranco Cannova, funzionario regionale dell’Assessorato Territorio e Ambiante; Giuseppe Antonioli, amministratore delegato della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea (Me); Domenico Proto, titolare della discarica; ed i i fratelli Calogero e Nicolò Sodano, proprietari della discarica Soambiente di Agrigento. Secondo l’accusa, Proto, insieme agli altri imprenditori, avrebbe dato regalie e ingenti somme di denaro al funzionario pubblico, per ottenere una corsia preferenziale per le proprie pratiche e le autorizzazioni amministrative per l’esercizio delle discariche. Cannova, inoltre, avrebbe avvisato anticipatamente gli imprenditori di controlli e del risultato delle riunioni in assessorato.