Nuovo blitz antimafia a Corleone

Questa mattina all’alba nuovo blitz antimafia dei Carabinieri, a seguito di quello denominato “Grande passo”, tra i comuni di Corleone, Villafrati e Palazzo Adriano. I Carabinieri della Compagnia di Corleone hanno sviluppato una complessa ed articolata attività di indagine coordinata dalla DDA di Palermo e condotta sui mandamenti mafiosi di Corleone e Misilmeri/Belmonte Mezzagno, a seguito della quale nella mattinata odierna sono state arrestate 4 persone tra boss e gregari, indagati per il reato di estorsione, aggravato dall’essere stato commesso con l’aggravante del metodo mafioso.

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa sviluppata in prosecuzione delle indagini che hanno recentemente colpito gli esponenti delle famiglie mafiose di Corleone e Palazzo Adriano, denominate convenzionalmente Operazione “Grande Passo”, conclusesi nel settembre del 2014 con la disarticolazione delle strutture criminali, sino ad allora difficilmente permeabili.Le acquisizioni investigative, sviluppate attraverso attività tecniche e servizi di osservazione e pedinamento, ma anche grazie alla collaborazione di vittime di estorsioni, hanno  permesso di ricostruire e delineare ancor meglio l’intero assetto della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano, di quella di Corleone e i rapporti del citato Mandamento con quelli limitrofi, nel dettaglio con la famiglia mafiosa di Villafrati.

Nel corso delle investigazioni, sono stati ricostruiti ben quattro casi di estorsione, ai danni di imprenditori impegnati nel settore dell’edilizia e del commercio, sia nelle fasi dell’apertura che della gestione degli esercizi commerciali.Preziosa la collaborazione delle vittime, che hanno offerto il loro contributo, abbandonando l’atteggiamento di reticenza che caratterizzava imprenditori ed esercenti operanti nel territorio di Corleone. Il muro di omertà degli imprenditori e dei commercianti ha ceduto di fronte all’operato repressivo svolto negli ultimi tempi e alla professionalità dimostrata da magistrati e investigatori, i quali hanno saputo rassicurare ed infondere fiducia nelle vittime. Queste ultime hanno così deciso di raccontare senza alcun riserbo il meccanismo di pagamento del “pizzo”.

Le indagini hanno messo in luce un singolare radicamento delle competenze a esigere il “pizzo”: l’imprenditore o il commerciante è chiamato a versare le somme estorte sia alle famiglie mafiose presenti nel proprio paese di origine sia a quelle operative nelle aree ove l’attività economica si svolge.Altro elemento di novità per l’area in questione emerso con l’odierna indagine: mentre con l’operazione Grande Passo è stato possibile documentare come le vittime privilegiate degli associati a cosa nostra fossero quegli imprenditori impegnati nell’esecuzione di appalti pubblici, ora è stato appurato come il metodo estorsivo possa essere applicato anche ai singoli esercizi commerciali o per l’esecuzione di lavori di edilizia privata.

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