Cefalù, si infittisce il giallo delle tartarughe Caretta Caretta

Continua a far discutere l’ennesimo ritrovamento di carcasse di tartarughe Caretta Caretta sull’arenile cefaludese. Dopo i ritrovamenti dello scorso inverno la carcassa spiaggiatasi l’altro ieri (23 Aprile ), a sole ventiquattro ore dal rilascio di un esemplare vivo, ha lasciato impietriti cittadini e lettori per la funesta coincidenza. In tanti affermano che a memoria d’uomo, le spiagge del litorale cefaludese non siano mai state teatro di simili scenari, soprattutto con questa intensità. Per tale ragione in tanti hanno manifestato la loro preoccupazione per lo stato di salute delle tartarughe liberate e per i tanti decessi.

Un ricco e dettagliato documento del Ministero dell’Ambiente riportante le linee guida per il recupero delle tartarughe marine potrebbe però placare ogni ansia. L’iter da seguire in caso di rinvenimento di esemplari morti prevede:
– la tempestiva comunicazione all’Autorità Marittima più vicina
– Raccolta di informazioni in situ da parte del personale addetto anche effettuando delle fotografie
– Informare l’ASL competente dell’avvenuto ritrovamento di esemplare morto richiedendo l’intervento di un ufficiale sanitario ai fini della determinazione della morte
– Contattare l’operatore scientifico di zona, autorizzato a intervenire nel recupero di esemplari morti di tartarughe marine nel circondario marittimo, affinché possa intervenire, in accordo con l’ASL, ai fini della raccolta scientifica.

C’è da chiedersi se data la tempestività con la quale sia stata rimossa la carcassa sia stato seguito pedissequamente l’iter previsto dalla normativa, visti i rischi correlati a possibili malattie trasmissioni di malattie dall’animale all’uomo. Naturalmente queste non sono ipotesi catastrofiste ma semplicemente quanto si rinviene leggendo le linee guida emanate nel 2007 dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

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