Dall’Istat un triste record. La Sicilia è la regione più povera d’Italia

Arriva l’ennesimo triste record per la Sicilia. Secondo l’Istat, il 54,4% della popolazione è povero, dato negativo che fa dell’isola la Regione più povera d’Italia, seguono a ruota la Campania col 49% e la Calabria col 43,5%. L’istituto di statistica, nel suo ultimo rapporto su reddito e condizioni di vita, riguardante il 2014, ha mostrato che il 26% dei siciliani vive in condizione di deprivazione e il 40,1% è a rischio povertà. Nel 24,9% dei casi gli intervistati affermano di vivere in famiglie a bassa intensità di lavoro.

L’indagine è stata condotta su scala nazionale, su un campione di quasi 20.000 famiglie che rappresentano la base di partenza dell’UE per definire e monitorare gli obiettivi di politica sociale, nell’ambito della strategia Europa 2020. Questi dati dimostrano come la Sicilia stia regredendo sempre più. I vari fallimenti aziendali, la chiusura di enti e la nuova “moda” a cui è costretta la gioventù sicula che è quella dell’emigrazione unita ad una classe politica impegnata sempre più a curare i propri interessi anziché quelli del popolo, stanno disegnando sempre più un futuro buio per una terra che in passato ha dato tanto e con un presente traballante.

“I dati diffusi dall’ISTAT sulle condizioni di vita degli italiani nel 2014, pur lasciando intravedere qualche lieve miglioramento rispetto al 2013, per la nostra regione sono drammatici. – questa l’opinione del Forum Terzo Settore Sicilia –Siamo in presenza di una percentuale altissima di famiglie in stato di grande deprivazione, il doppio della media nazionale, e di numerosissimi nuclei familiari non in condizione di garantirsi almeno un pasto proteico ogni due giorni. Se a questo aggiungiamo i dati delle settimane scorse che ci indicano che sono sempre di più le persone che rinunciano alle cure sanitarie, il quadro è completo. Occorre uno scatto di orgoglio della politica siciliana: è in gioco la vita delle persone, il futuro dei minori e degli adolescenti che pagano per tutti. L’Ars calenderizzi la discussione sul disegno di legge di iniziativa popolare sul reddito minimo.”

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