Dalla strada degli “incazzati” alla bretella. Un anno senza il viadotto Himera

viadotto himeraE’ passato quasi un anno dal giorno in cui il viadotto Himera della Palermo-Catania, principale asse di comunicazione della Sicilia, è crollato sotto la spinta di un movimento franoso, minando seriamente la normale viabilità in tutta l’isola rimasta divisa in due, quasi a rivendicare la vecchissima, ma sempre attuale rivalità, tra le due anime siciliane, quella palermitana e quella etnea.

Un anno durante il quale si sono moltiplicate le parole, ma scarso in quanto a fatti. Uno stato d’emergenza proclamato troppo tardi da parte del governo centrale, che non ha permesso che tutti i meccanismi – dalla nomina dei commissari per l’emergenza in avanti – partissero se non con estremo ritardo. La reale spinta politica che ha poi portato alla realizzazione della bretella ha avuto davvero inizio solo dopo la costruzione della ormai famosa “strada degli incazzati” di Caltavuturo, voluta dai parlamentari regionali del Movimento 5 stelle che hanno avuto il merito di mettere tutte le forze politiche e istituzionali di fronte alle loro responsabilità riguardo alle criticità che stavano vivendo tutti i siciliani.

viadotto himeraLa bretella è, infine, stata costruita e aperta, seppur portando un po’ di ritardo sui tempi annunciati, consentendo un quasi ritorno alla normalità. E’ lecito chiedersi cosa accadrà adesso che i riflettori si sono spenti, la bretella è stata costruita e il viadotto collassato demolito. Negli scorsi giorni si era gridato allo “scandalo” dopo che era stato osservato uno stop dei movimenti dei mezzi pesanti impegnati nel cantiere, una volta terminata la costruzione della bretella. In tanti hanno temuto che quella attuale sarebbe diventata, una volta decaduta l’urgenza, la veste definitiva di quel tratto d’autostrada.

L’interruzione è in realtà del tutto normale, come confermano anche le parole di Domenico Giannopolo, sindaco di Caltavuturo, sempre critico verso l’operato delle istituzioni, ree di non aver agito tempestivamente e da subito in prima linea per l’emergenza, data la singolare situazione di viabilità che ha vissuto il suo comune. “Allo stato attuale – ha detto Giannopolo – si sono conclusi i lavori del terzo lotto che prevedeva l’abbattimento della campata in direzione Catania e lo smaltimento dell’enorme quantità di materiale di risulta della demolizione. Nel frattempo hanno avuto inizio le indagini geotecniche necessarie per comprendere se la carreggiata rimasta in piedi – quella in direzione Palermo – risulti sicura oppure debba essere anch’essa demolita”.

viadotto himeraLa carreggiata sana, gravata per mesi dal peso di quella collassata, ha, infatti, subito un disallineamento dal proprio asse di circa 14 centimetri, spostamento comunque ridotto, dopo la demolizione del tratto, ma ancora non rientrato entro i termini di sicurezza necessari. Le attività di indagine sulla campata del ponte autostradale sono state confermate anche da Anas che ha annunciato lo stanziamento di oltre 70 milioni di euro per la manutenzione straordinaria della rete viaria siciliana. Per i lavori del viadotto Himera, l’ente per le strade si avvarrà della consulenza di due professori dell’ateneo palermitano: per gli aspetti strutturali sarà chiamato in causa il professore Marcello Arici per quelli geotecnici sarà invece il professore Calogero Valore.

I risultati di questa fase dovrebbero essere resi noti entro il mese di aprile e solo a quel punto si potrà conoscere il futuro del tratto autostradale diventato tristemente famoso lo scorso anno. Se anche la seconda carreggiata dovesse risultare insicura, come molti temono, potrebbero allungarsi notevolmente i tempi previsti per il rientro in servizio dell’opera, con conseguente innalzamento dei costi. Se invece il tratto dovesse essere ritenuto sicuro per sostenere il traffico, in entrambe le direzioni di marcia, la costruzione della tanto vantata bretella risulterebbe soltanto uno spreco di tempo e di denaro. I burocrati avrebbero quindi fatto bene ad avviare la fase di indagine preventivamente, piuttosto che dichiarare lo stato d’emergenza e decidere frettolosamente di demolire l’opera senza valutare soluzioni alternative.

Parlando invece di ricostruzione, a febbraio è stata avviata la progettazione del nuovo tratto del viadotto Himera, tra le pile 16 e 22, in direzione Catania. La conclusione delle attività progettuali è prevista per il mese di luglio. Restano comunque in pochi a credere che i lavori potranno ancora terminare entro il 2018, come da tabella di marcia dell’Anas. Una sola la certezza ad un anno di distanza dal crollo: agire in tempi più celeri avrebbe garantito un risparmio in termini di tempo e spesa, evitando di lasciare aperto un lungo solco che ha diviso per sei lunghi mesi la Sicilia in due.

 

Arianna Paruscio

POTREBBE INTERESSARTI