Giovani e futuro, convegno Rotary al Consorzio ARCA

rotary estL’inadeguatezza amministrativa, la legislazione farraginosa, l’assenza di un ceto imprenditoriale e professionale: sono tra i motivi di blocco del Paese e della Sicilia in particolare. In cui si fanno strada giovani con la voglia di riuscire, ma naufragano anche molte start up che magari contano su basi che poi non si ritrovano.  Se ne discuterà sabato (29 maggio) dalle 9,30 nel corso del convegno dibattito “I giovani, l’impresa, la città … senza giovani non c’è futuro”, nell’aula del Consorzio ARCA (viale delle Scienze, edificio 16), secondo appuntamento del ciclo promosso dal Rotary Club Palermo Est – distretto 2110.

Il convegno, moderato dal giornalista Davide Camarrone, sarà aperto dal presidente del Rotary Palermo Est, Antonio La Spina e da Michele Masellis, medico e ideatore del ciclo di incontri. Interverranno Marco Ruisi, docente universitario di Economia aziendale, Alessandro Cacciato Giurato, autore del libro “Il Sud vola”, Aurelio Buglino e Rosario Riggio, imprenditori, Cleo Li Calzi, esperta di Finanze di progetto, Alessandro Ficile, presidente Sosvima, Giovanni Alessi e Giovanni Imburgia, imprenditori. Sarà una vera e propria conversazione sul futuro economico dell’Isola, a cui contribuiranno esperti del settore ma anche giovani che lavorano in start up che hanno raggiunto il successo. E si inizia proprio con questa domanda, perché tante altre start up sono fallite? Forse perché manca tutto il resto: il sostegno del territorio, il contesto. Manca una visione. Ma c’è la certezza che almeno per i prossimi dieci anni la Sicilia sarà fatta di autostrade a pezzi, ferrovie ottocentesche, trasporti lenti, porti e aeroporti sottodimensionati, infrastrutture inesistenti, alberghi per buona parte inadeguati o fuori mercato, agriturismi della domenica, piattaforme web sganciate dal territorio, inquinamento, degrado ambientale, illegalità e assenza di controlli e politiche attive.

E dunque, le start up che muoiono sono quelle che peccano di utopia, contando su una Sicilia che non c’è e forse non ci sarà mai, non che si possa prevedere. Forse il futuro sta proprio nelle imprese leggere e linkate al resto del mondo, in grado di lavorare per un orizzonte aperto e non gravate dal peso della Sicilia. Ricerca e formazione, anzitutto. Università pubbliche da aprire al privato e ai rapporti con altre università mediterranee, in grado di attrarre studenti dall’estero. Eccellenza. Accoglienza. Centralità mediterranea.

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