Le Madonie verso l’unione comunale

unione comunaleI consigli comunali delle Madonie stanno prendendo in esame in questi giorni l’adesione all’unione dei comuni denominata “Madonie”, che avrà sede a Petralia Soprana. Un processo cominciato con la Strategia nazionale aree interne applicato ad un’area che include 21 comuni, a cui se ne aggiungono altri 7 “di gravitazione” che contribuiscono in tema di forniture di servizi (Campofelice, Cefalù, Cerda, Lascari, Sciara, Termini Imerese e Valledolmo). Il documento di Bozza di Strategia del novembre 2015, ha formalizzato la proposta di “Riorganizzare l’assetto amministrativo e di governance del territorio attraverso la costituzione di una nuova Unione dei Comuni dell’Area Interna madonita con competenze amministrative adeguate”. Un articolato percorso ha poi condotto alla recente approvazione, nell’agosto 2016, delle modifiche allo Statuto dell’Unione delle Petralie e dell’Imera Salso, che vede assieme dal 2008 i comuni di Blufi, Bompietro, e delle Petralie, per allargarla anche alle altre municipalità dell’area-strategica SNAI. Passaggio necessario per via dell’impossibilità, imposta dalla vigente normativa regionale, di creare nuove unioni di Comuni in Sicilia.

A pochi mesi da questi passi decisivi non sono mancate però le polemiche in molti dei consigli chiamati a decidere. Particolare è il caso dei comuni di Pollina e San Mauro Castelverde, che insieme formavano l’Unione Valdemone: il comune di Pollina nei primi giorni dell’anno ha infatti approvato l’adesione al nuovo ente, che ha di fatto comportato automaticamente il decadere della vecchia unione, una volta rimasto unico membro il comune di San Mauro. Un passo fondamentale ha commentato il sindaco Magda Culotta – che ci avvicina sempre di più alla Strategia delle Aree Interne, di cui il nostro territorio è area prototipale. Durante la seduta quindi, per concretizzare l’adesione, è stato votato il recesso dall’Unione Valdemone, “un atto dovuto per avviare le procedure di inclusione nel nuovo ente”. Il comune di San Mauro si è visto così “costretto” ad andare nella stessa direzione nonostante la poca convinzione da parte dell’amministrazione guidata da Giuseppe Minutilla, secondo cui “questa unione non nasce sotto buoni auspici”, riferendosi all’esperienza dell’Ente Parco, che non produrrebbe “nulla se non riscontri legati a scelte di carattere ideologico”. Si è inoltre detto dispiaciuto dell’atteggiamento del sindaco di Pollina, in particolare riguardo la richiesta d Castel di Lucio di entrare a far parte dell’Unione Valdemone, che non è mai stata presa in esame dalla giunta Culotta.

Ma saranno 4 in tutto le unioni preesistenti a venire meno (anche l’unione dei Ventimiglia, dei comuni Porte del Parco delle Madonie, e Re. Al. Imera), mentre resta in piedi quella della Val d’Imera settentrionale. I comuni, nel giro di un anno, gestiranno in maniera consociata diversi settori chiave, come centrale di Committenza, servizi scolastici, trasporto pubblico, fonti energetiche, programmazione turistica e Protezione Civile. Principi guida, la ricomposizione del territorio secondo logiche federative che consentano di recuperare economie di scala nell’erogazione dei servizi e il trasferimento di funzioni e servizi “pesanti” in grado di accompagnare concretamente le nuove traiettorie di sviluppo, a parità di rappresentanza (3 consiglieri per comune), con costi di funzionamento suddivisi in ragione degli abitanti.

I dubbi sorti in merito riguardano in particolar modo le dimensioni: non tutti sono fiduciosi nell’efficienza di un unione di vasta portata a 21 comuni e 60 mila utenti, e temono sia necessaria una vera e propria istituzione sovracomunale per gestire le risorse che potrebbe trasformasi solo in una ulteriore spesa. Punto di domanda anche sulla condizione particolare in cui si troveranno diversi enti che in primavera rinnoveranno la propria amministrazione, ma potrebbero mantenere nell’Unione i rappresentanti della precedente. Da più parti è inoltre stato sollevato il problema della mancata consultazione dei cittadini tramite referendum: una legittimazione che potrebbe rivelarsi indispensabile, ma anche rischiosa arma a doppio taglio se nel sentimento comune fosse prevalsa la “logica dei campanili”.

L’unione comunale, come già avevamo sostenuto, potrebbe essere davvero il punto di svolta per il territorio, in un’ottica di mantenimento dell’identità territoriale dei singoli paesi ma anche di razionalizzazione in termini di costi e di offerta di servizi ai cittadini. Questo potrebbe essere possibile anche in una realtà madonita a 21 comuni, ma il rischio che si corre è che l ‘integrazione contestuale di diverse realtà non permetta una corretta modulazione in un pieno rispetto delle autonomie delle diverse municipalità.

Paruscio Arianna

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