E’ polemica sui dati dei parti a Termini Imerese

E’ giunta in redazione una lettera di commento, da parte del Comitato pro ospedale di Petralia, riguardante il nostro articolo sul trend positivo dei parti all’ospedale Cimino di Termini Imerese.

Di seguito la lettera:

Abbiamo letto con attenzione il vostro articolo “Aumentano i parti a Termini Imerese, il trend all’ospedale “S.Cimino” sale con 562 nascite nel 2017”, pubblicato sulla vostra testata il 17 aprile scorso.

Il pezzo fa un’analisi della situazione del punto nascite e dei servizi erogati traendone un bilancio roseo.

Sgombriamo subito il campo da un equivoco: chi scrive crede nella sanità pubblica e non può non essere contento che i servizi, e le dotazioni strumentali di un nosocomio, migliorino per dare certezza del diritto alla salute.

Però, se ci addentriamo un momento nel contenuto dell’articolo, capiamo che qualcosa non torna.

Il titolo fa capire come ci sia un trend positivo nel numero di nascite registrate e, al suo interno, si dichiara che è presente un buon “indice di attrazione” del punto nascita verso utenti che in precedenza sceglievano di partorire in altri punti nascita.”

In realtà, leggendo con attenzione, viene spiegato che il trend positivo si riferisce solo ai primi mesi del 2018 rispetto ai precedenti del 2016 e del 2017. Si tace, nell’articolo, che l’ospedale di Termini chiude il 2017 con un saldo negativo di 12 parti (nel 2016 erano stati 574).

Soprattutto, ma è la cosa più grave, si tace sul fatto che, in una buona parte dei casi, si tratta di attrattività “forzata” dalla chiusura di punti nascita come quello di Petralia Sottana (che porta al nosocomio termitano una dote di quasi 100 parti).

Teniamo a ricordare che le due strutture sarebbero Ospedali Riuniti e che quindi dovrebbero essere interconnessi. Di fatto, però, assistiamo a uno svuotamento dei compiti di Petralia a favore di quello di Termini. Il tracciato, solo per fare un esempio, può essere fatto solo in quest’ultimo con disagi e aggravi di spese notevoli per chi vive sulle montagne delle Madonie.

Ci sia permesso di ricordare, infine, che la sicurezza passa anche dalla pronta accessibilità dei servizi sanitari. Una partoriente costretta a un lungo viaggio, in condizioni di emergenza e in condizioni climatiche  e viarie difficili, mette a rischio la propria vita e quella del nascituro.

Per questo ci siamo sempre battuti perché le Madonie mantenessero un servizio in grado di garantire sicurezza a tutte le donne madonite. Non per una questione di puro orgoglio territoriale ma per evitare che, situazioni al limite, che già si sono verificate, non si trasformino in vere e proprie tragedie.

Quindi vi ringraziamo per aver messo in luce le nuove dotazioni del punto nascite di Termini ma vi invitiamo a dare un quadro più ampio della situazione in cui si trovano le donne delle Madonie. Un’analisi completa non può assolutamente prescindere dalla comprensione del contesto territoriale.

Cordiali saluti

Comitato Pro Ospedale

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