Si chiama Pai, Piano di assetto idrogeologico. Chi segue o ha seguito i lavori della giunta regionale di governo sa che periodicamente fra gli atti in discussione ci sono gli aggiornamenti del Pai, delle singole aree di rischio. Tutto ha avuto inizio nel 2004 quando il governo Cuffaro istituì la prima mappa del rischio dando vita al Pai regionale. In quella mappa sono già due tipi di rischio legati ai bacini siciliani e sono proprio i rischi a cui assistiamo oggi: la possibilità di esondazioni e il “rischio” dovuto alla presenza opere dell’uomo, con una scala di valori in cui i livelli R3 e R4 prevedono, rispettivamente, possibili rischi per l’incolumità e la perdita di vite umane.
Proprio in questa mappa venivano segnalati i rischi esistenti a Casteldaccia e nella Piana di Catania.

Scorrendo la mappa del rischio emergono altri territori dove eventi meteorologici severi possono creare perdita di vite umane (oltre a danni e disagi già noti).

A Palermo è in pericolo la zona di Mondello, dalla costa fino a Partanna. Ad Agrigento il torrente Re, che attraversa la città, in caso di piogge forti potrebbe esondare.

E non si tratta di una mappa datata visto che la situazione di ogni singola porzione del Pai viene aggiornata frequentemente. La domanda che rimane in piedi, però, è quando dalla conoscenza passeremo alla vera prevenzione?