Risolto il mistero della microspia sotto casa di Mattarella: indagava su un altro bersaglio

Non spiava il presidente della Repubblica, ma qualcun altro: trova epilogo la vicenda legata alla misteriosa microspia saltata fuori da una cassetta Enel proprio sotto casa di Mattarella.

Era stato piazzato per un’indagine, risalente ad alcuni mesi fa: al termine della fase di monitoraggio del bersaglio – non il presidente evidentemente – il congegno non era stato rimosso, finché il tecnico non lo ha ritrovato durante dei lavori di manutenzione.

La presenza del ripetitore del segnale Internet nel triangolo compreso tra le vie Libertà, Pipitone Federico e Pirandello aveva comunque destato inquietudine, al punto che erano stati sigillati e segnati con vernice rossa e ceralacca tutti i tombini della zona.

Il congegno ritrovato è un ripetitore di internet, capace anche di ricevere il segnale di una microspia, di una telecamera o di un computer. Si può usare nelle abitazioni e negli uffici privati, per propagare il wi-fi, si può utilizzare per ricevere e sfruttare in un altro posto il wi-fi di uffici o appartamenti. Ma nelle intercettazioni si usa per trasmettere il segnale di un apparato piazzato per riprese audio e video: riceve da una distanza ravvicinata e poi trasmette lontano, su un’altra frequenza radio.

Perché possa funzionare è necessario l’allacciamento alla rete elettrica e per questo era stato collocato in una cabina Enel. Dopo il ritrovamento, per sicurezza, era stata effettuata una bonifica nel palazzo del presidente, ma l’esito era stato negativo: gli agenti della polizia scientifica non avevano trovato alcuna microspia o telecamera abusiva.

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