Blutec, dal caos legale all’ opzione Cina

Cinquanta milioni per il rilancio di Blutec: la proposta era arrivata direttamente dalla Cina, dove la Jiayuan, produttrice di auto, aveva predisposto una bozza di piano per l’ex stabilimento Fiat chiuso da novembre 2011.

La notizia era stata pubblicata da Corriere.it, che aveva reso noto anche il testo del protocollo d’intesa (memorandum of understanding) che avrebbe dovuto essere sottoscritto in occasione della visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping, il 21 marzo.

Il documento, già redatto dalla parte cinese, secondo l’anticipazione, doveva essere firmato dal capo di Metec – di cui Blutec fa parte – Roberto Ginatta, salvo l’arresto dei giorni scorsi. E’ stato posto ai domiciliari per la presunta malversazione di 16 dei 21 milioni di euro di fondi ricevuti da Invitalia. Accuse respinte ieri in una nota ufficiale dei legali.

L’ordine di arresto è stato emesso anche nei confronti dell’amministratore delegato di Blutec, Cosimo Di Cursi, che attualmente si trova in Brasile e che starebbe tornando in Italia. Il Gip, dopo il sequestro della società, ha nominato amministratore giudiziario il commercialista Giuseppe Glorioso, in mano al quale passerà ora anche questa partita, ammesso che i cinesi vogliano proseguire cambiando interlocutore.

Secondo l’anticipazione, la bozza di protocollo d’intesa “prevede di negoziare il passaggio dell’uso della fabbrica ai cinesi, che avrebbero prodotto 50 mila auto elettriche in tre anni destinate al mercato europeo, nonché un investimento da 50 milioni di euro congiunto di Blutec e Jiayuan o di altri investitori che sarebbero stati coinvolti nel rilancio dello stabilimento“.

Blutec – scrive il Corriere – lo scorso giugno aveva raggiunto con Invitalia un accordo su una transazione che prevede la restituzione rateizzata dei 16,5 milioni e la contestuale concessione di nuovi finanziamenti per procedere negli investimenti. Ma da mesi mancherebbe l’ok del ministero dello Sviluppo economico per la firma della transazione.

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