Abies Nebrodensis, la resilienza in natura

Ci capita spesso nella vita di restare quasi sorpresi nel constatare che, certe cose che per tanto tempo abbiamo visto per forma ed estetica in un determinato modo, come assoluta espressione di una identità o di una legge naturale, divertano poi dalla normale asserzione che ad esse si ricollega, quasi fossero in antitesi alle regole stabilite.

Quel “diverso” particolare, e accade spesso in natura, riesce a sorprendere di più, violando proprio l’ineccepibile suo contenuto teorico. La natura percorre la scala del tempo in modo più ampio rispetto a quella degli esseri umani. La differenza che ci separa è colmata dalle scelte che si compiono rispettando l’ambiente ed è probabilmente azzerata dalle successive generazioni, che guarderanno “meravigliati” verso le nuove forme naturali.
“Qualche mese fa in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata all’Abies nebrodensis organizzata da Ente Parco delle Madonie – ricorda il Commissario Salvatore Caltagirone -, una piccola pianta di questa specie botanica, presa al vivaio di Polizzi Generosa, è stata messa a dimora nel giardino dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, direttamente dall’onorevole Toto Cordaro”.
Si trattava di un areale, dove le condizioni climatiche sono nettamente diverse da quelle che scientificamente ne favoriscono lo sviluppo vegetativo della specie, tanto è che l’abete delle Madonie, così come comunemente chiamato, non predilige ambienti vicino a zone costiere e a bassa quota, ma ambienti freschi e ad alta quota.
Tuttavia, nello spazio in cui esso si trova, oggi appare più che mai in splendida forma e verdeggiante.
Osservando la piccola pianta, con molta sorpresa, ha detto il commissario: “Con forza prorompente, ha affondato le sue radici in un terreno quasi inadatto, riuscendo in breve tempo ed in condizioni climatiche inusuali, a crescere e ad espandersi in maniera inaspettata. Lo consideriamo quindi, un buon successo, un segno tenace di resistenza, dove Tutto torna alla vita. Questa pianta, seguendo il suo preciso percorso ha creato un amorevole rito di comunione silenzioso tra cielo e terra, un segno di tenace perseveranza che, rompe ogni indugio e si rende visibile a chi la osserva; ma è nella sua resistenza, che manifesta un rapporto fatto di intesa e di armonia”.
Questo è quello che ci insegna: bisogna superare le diffidenze per andare oltre le usuali apparenze, aprirsi a nuove forme di dialogo quando le stesse appaiono impossibili.
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