Il voto siciliano: tutti Gattopardi nel regno dell’astensionismo

In questa tornata elettorale la Sicilia racconta una storia a parte. Dell’isola infatti, sono contenti tutti: festeggia il Movimento 5 stelle, primo partito eletto con il 30% delle preferenze; esulta la Lega, che nella regione più “terrona” di tutte vede il suo leader Matteo Salvini stravotato e un totale del 22,42% dei voti.

La solita Forza Italia, in cui hanno scelto di confluire tutti i moderati siculi di centrodestra, ha trovato qui la sua stampella (14,77%), sebbene ottenga un solo seggio in Parlamento. Tornano a sventolare persino le bandiere del quasi defunto (fino a ieri) Partito Democratico (18,48%), ma diciamolo – ci sarebbe da ringraziare unicamente Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che brilla di luce propria. Difatti, persino nel suo comune di residenza, è stata comunque la Lega a fare il botto.

Lì dove spiaggiano i migranti, i siciliani si dividono secondo ideologie distanti, ma prevalgono diffidenza e paura, ancora. Bartolo può comunque rappresentare l’inizio di una storia migliore da raccontare, a prescindere dalle casacche. E poi c’è il partito più forte di tutti, che raggiunge quota 7 elettori su 10 ma non ha collocazione: è lo spazio di astensione scelto da migliaia di siciliani dispersi e quindi distanti, scoraggiati e quindi assenti, reticenti e quindi responsabili.

L’Europa non è mai stata così lontana dalla Sicilia, e mentre i portavoce esultano per le proprie flebili conquiste, la nostra terra si conferma divisa, spazio di tutti e casa di nessuno. Come se più che contesi, fossimo solo facilmente contendibili.

Sofia D’Arrigo

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